Il 12 settembre del 1993, Elisa Claps, all’età di 16 anni, fu tragicamente uccisa da Danilo Restivo. Il suo corpo rimase nascosto nell’oscurità del sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, il luogo in cui Elisa si era diretta il giorno della sua scomparsa. Questo orribile segreto rimase celato per 17 lunghi anni fino a quando, il 17 marzo 2010, il corpo di Elisa fu finalmente scoperto.
Da allora, la chiesa è stata chiusa ufficialmente per “lavori di ristrutturazione”. Tuttavia, il 24 agosto scorso, l’arcidiocesi ha deciso di riaprire la chiesa al culto, scatenando polemiche e disaccordi, in particolare da parte della famiglia Claps, soprattutto da parte di suo fratello Gildo. Egli ha espresso la sua opinione dicendo: “Davvero folle farlo in questo momento, come dobbiamo prenderla?”
La famiglia Claps aveva sempre dichiarato la loro disponibilità a rimanere neutrali riguardo alla riapertura della chiesa della Santissima Trinità, a condizione che la Chiesa assumesse la responsabilità sia per i ritardi nella scoperta del corpo di Elisa che per gli eventi che si verificarono in seguito.
Gildo Claps ha sottolineato l’importanza di questo passaggio, poiché negarlo andrebbe a compromettere la loro lunga battaglia per la verità e la giustizia che hanno portato avanti per 30 anni. Ha aggiunto: “Che sia la città a dimostrare che non si accontenta di una verità parziale, il primo modo per dimostrarlo è non entrare in quella chiesa.”
Nella navata sinistra della parrocchia, sulla parete posteriore, si trova una targa in memoria di don Mimì Sabia, il parroco della chiesa della Santissima Trinità all’epoca dei fatti, deceduto pochi anni prima della scoperta del corpo di Elisa Claps. Questa targa celebra le virtù pedagogiche del sacerdote in latino, riconoscendolo come un “grande formatore di adolescenti.”
Gildo Claps ha commentato questa targa dicendo: “La targa è stata un’altra cosa terribile, io non sapevo nemmeno ci fosse, fu messa nel 2008, poco prima del ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto. Sulla figura di don Mimì si addensano infiniti dubbi e ombre, se questi sono gli esempi di pedagoghi nella Chiesa, rabbrividisco al pensiero che i giovani debbano ascoltarli.”