“La sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e di libertà”, con questa motivazione è stato assegnato a Oslo il premio Nobel per la Pace a all’attivista iraniana per i diritti umani. Narges Mohammadi è imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, la giornalista 51enne è attualmente ancora in carcere. Con una voce quasi rotta dall’emozione, la presidente del Comitato norvegese Berit Reiss-Andersen ha sottolineato che la lotta dell’attivista iraniana è portata avanti “a fronte di un’enorme sofferenza”, ricordando che “la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate”. La presidente ha aggiunto che “Mohammadi è ancora in prigione. Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre”. Il sostegno globale e il riconoscimento della mia difesa dei diritti umani mi rendono più risoluta, più responsabile, più appassionata e più fiduciosa. Spero anche che questo riconoscimento renda gli iraniani che, protestano per il cambiamento, più forti e più organizzati. La vittoria è vicina”, ha detto l’attivista dal carcere in un messaggio arrivato al New York Times dopo il premio. “Un momento storico per la lotta per la libertà in Iran”.