Arrivano le prime condanne per alcuni dei manifestanti coinvolti negli scontri avvenuti a Napoli nel marzo 2017, in occasione della visita di Matteo Salvini, allora leader della Lega. Il tribunale ha inflitto pene fino a sei anni di reclusione ad alcuni attivisti dei centri sociali che presero parte alla mobilitazione contro l’arrivo del politico lombardo in città.
La vicenda e gli scontri
La visita di Salvini, fortemente contestata già nei giorni precedenti, portò in piazza numerosi manifestanti, principalmente legati ai movimenti antagonisti e ai centri sociali. Le tensioni culminarono in violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con lanci di oggetti, cariche e disordini nel cuore della città. L’episodio segnò un punto di rottura nel dibattito politico locale, con accuse incrociate di strumentalizzazioni.
Le condanne e le reazioni
Dopo anni di procedimenti giudiziari, alcune delle persone coinvolte sono state condannate a pene detentive che arrivano fino a sei anni. Le accuse principali includono resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento e lesioni. Gli avvocati difensori hanno annunciato l’intenzione di ricorrere in Appello, contestando la gravità delle condanne e sottolineando che si trattò di una manifestazione politica contro un personaggio pubblico polarizzante.
Gli avvocati: “Sentenza sproporzionata”
I legali degli attivisti condannati definiscono la sentenza “sproporzionata”, considerando che molti degli imputati avrebbero agito spinti da motivazioni politiche e senza una reale volontà di generare violenza. “Si tratta di una criminalizzazione della protesta”, hanno dichiarato, ribadendo la necessità di tutelare il diritto al dissenso.
Il contesto politico dell’epoca
La visita di Salvini a Napoli fu organizzata in un periodo in cui il leader della Lega stava cercando di ampliare il consenso politico anche nel Sud Italia, storicamente distante dalle sue posizioni. La sua presenza in città suscitò reazioni contrastanti: da una parte, simpatizzanti interessati al suo messaggio; dall’altra, una vasta opposizione che lo accusava di fomentare divisioni territoriali e razziali.
Prossimi passi legali
Con il ricorso in Appello già annunciato, il caso potrebbe continuare a far discutere l’opinione pubblica. Da una parte, chi vede nelle condanne una giusta risposta ai disordini; dall’altra, chi le considera un attacco alle libertà democratiche.
L’episodio rappresenta ancora oggi uno dei momenti più tesi del dibattito politico partenopeo degli ultimi anni, mostrando quanto il confronto tra diverse visioni politiche possa facilmente degenerare in scontro.