La situazione sanitaria a Sant’Agata de’ Goti (Benevento) sta vivendo una fase critica con la chiusura del Pronto Soccorso dell’Ospedale Sant’Alfonso Maria de Liguori. La decisione di limitare l’attività ospedaliera, già anticipata nei mesi scorsi, è culminata nella dimissione degli ultimi pazienti dal reparto di medicina generale, segnando di fatto l’interruzione dei ricoveri.
In segno di protesta, un’attivista si è incatenata al piano superiore del Duomo di Sant’Agata de’ Goti per denunciare l’abbandono della struttura ospedaliera e il rischio che questo comporta per la comunità. Le manifestazioni di dissenso si sono allargate al piano istituzionale, con il sindaco Salvatore Riccio e vari comitati civici che si battono per il mantenimento del presidio ospedaliero.
Un presidio di cittadini si è tenuto di recente davanti alla sede della Regione Campania a Napoli. Durante la protesta, molti hanno gridato slogan come “Non vogliamo morire dopo le 18”, riferendosi all’orario oltre il quale il Pronto Soccorso non sarà operativo. L’amministrazione comunale ha chiesto un incontro con il presidente Vincenzo De Luca, che però non ha ancora risposto alle richieste di dialogo .
La chiusura del Pronto Soccorso lascia i residenti della zona sprovvisti di un supporto sanitario immediato, costringendoli a percorrere lunghe distanze per ricevere cure urgenti. In una nota, il consigliere regionale Franco Cascone ha dichiarato: “Non è accettabile che i cittadini debbano temere per la loro salute a causa dell’assenza di un presidio sanitario locale. È un diritto fondamentale che viene negato.” .
Secondo le autorità regionali, la decisione sarebbe dovuta a una riorganizzazione del sistema sanitario volta a migliorare l’efficienza complessiva. Tuttavia, i cittadini e i comitati locali ritengono che il provvedimento sia un grave errore che mette a rischio vite umane, soprattutto in un’area interna e con difficoltà di collegamenti rapidi ai grandi ospedali del territorio.