Emergono nuovi dettagli sull’esplosione avvenuta a novembre nella fabbrica illegale di fuochi d’artificio a Ercolano, in cui hanno perso la vita tre giovani lavoratori. Pasquale Punzo, arrestato dopo la tragedia, ha dichiarato di voler collaborare con gli inquirenti ma ha confessato di temere ritorsioni, puntando il dito contro la camorra come regista dell’attività illegale.
Durante l’udienza presso la decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, Punzo ha ammesso di essere stato solo una pedina in un sistema più grande, gestito da organizzazioni criminali legate alla camorra. L’esplosione, che ha scosso la comunità locale, è ora al centro di un’inchiesta volta a smantellare l’intero giro illegale di produzione di materiale esplosivo.
Le accuse contro Punzo, tra cui omicidio con dolo eventuale e caporalato, potrebbero presto coinvolgere altre figure di spicco appartenenti ai clan camorristici, già noti per aver controllato attività illecite nel Vesuviano. La paura di Punzo è giustificata: collaborare significa esporsi a possibili vendette, ma le sue parole potrebbero rappresentare una svolta cruciale nelle indagini.