In Australia, una donna di 34 anni è accusata di aver avvelenato la figlia di appena un anno per ottenere maggiore visibilità sui social media. Secondo le indagini, la madre avrebbe somministrato farmaci pericolosi alla bambina, filmando le sue sofferenze e pubblicando i video online per raccogliere follower e donazioni destinate a presunte cure mediche.
La donna avrebbe ripetutamente messo a rischio la vita della piccola, utilizzando i contenuti pubblicati per attirare l’attenzione del pubblico. Anche durante il ricovero in ospedale, la madre avrebbe continuato a danneggiare la salute della figlia, al punto da rendere necessario un delicato intervento chirurgico al cervello.
Le sofferenze della bambina, inizialmente attribuite a una grave malattia, si sono rivelate il risultato di abusi deliberati. Le autorità hanno scoperto il piano durante il ricovero della minore, avviando un’indagine che ha portato all’arresto della madre.
La donna è ora accusata di tortura e gravi maltrattamenti su minore. Gli inquirenti hanno anche analizzato i profili social da lei gestiti, trovando prove del suo tentativo di monetizzare le sofferenze della figlia.
La bambina, dopo l’intervento, è stata affidata a personale specializzato ed è ora al sicuro, mentre il processo contro la madre prosegue. La vicenda rappresenta un caso emblematico dei rischi legati all’abuso dei social media e all’ossessione per la visibilità a ogni costo.