Un caso di scambio di embrioni durante una procedura di fecondazione in vitro ha portato una donna a partorire un bambino con un DNA diverso dal proprio. Dopo la nascita, la 38enne ha scoperto l’errore e, nonostante il legame instaurato durante la gravidanza, ha deciso di restituire il neonato ai suoi genitori biologici.
Situazioni simili sono già avvenute in passato. Nel 2014, all’Ospedale Pertini di Roma, uno scambio di embrioni portò una donna a dare alla luce due gemelli non geneticamente suoi. In quel caso, il Tribunale di Roma stabilì che la madre biologica avesse il diritto di richiedere la restituzione dei bambini, in base all’articolo 240 del Codice Civile, che disciplina la “sostituzione di neonato” . Un altro episodio si è verificato recentemente in California, dove due coppie hanno allevato per mesi le figlie biologiche dell’altra a causa di un errore nella fecondazione in vitro. Dopo aver scoperto lo scambio, le famiglie hanno deciso di restituire le bambine ai rispettivi genitori genetici .
Questi casi sollevano importanti questioni etiche e legali riguardo alla procreazione medicalmente assistita e alla tutela dei diritti dei genitori biologici e gestazionali.