Un’incredibile e, a tratti, sconvolgente storia di ingiustizia sociale si è verificata nei giorni scorsi quando il signor Angelo, un uomo di mezza età con una sola gamba, ha ricevuto una decisione dall’INPS che ha dell’incredibile. Nonostante la sua invalidità permanente e grave, la Commissione Medica dell’INPS di Pomigliano d’Arco ha deciso di attribuirgli solo il 50% di invalidità, giustificando la decisione con una motivazione assurda: «può anche giocare a pallone». Un’affermazione che non solo è priva di fondamento, ma che mette in luce l’assurdità e la disumanità del sistema che dovrebbe invece supportare chi si trova in difficoltà.
Il signor Angelo, infatti, non solo ha una sola gamba, ma è costretto a camminare con le stampelle, affrontando ogni giorno una battaglia contro una condizione che lo limita fortemente nelle sue attività quotidiane. A ciò si aggiunge un passato di salute già compromesso: qualche anno fa, Angelo ha avuto un infarto che ha ulteriormente aggravato le sue condizioni. Nonostante tutto, la sua pensione di invalidità ammonta a soli 340 euro al mese, un importo che non basta nemmeno a coprire le spese essenziali, come fare la spesa o pagare le bollette.
Ma la storia non finisce qui. Con una dignità che molti potrebbero non comprendere, il signor Angelo ha deciso di fare ricorso contro la decisione dell’INPS, chiedendo un riesame della sua situazione. La sua determinazione ha portato a un cambiamento, seppur parziale, nella valutazione: l’INPS di Nola ha riconosciuto un incremento del 4%, portando il suo livello di invalidità al 80%. Una decisione che finalmente rispecchia in parte la gravità della sua condizione, ma che lascia ancora tanto amaro in bocca, considerando le difficoltà economiche e sociali che il signor Angelo continua a vivere.
Questa vicenda solleva gravi interrogativi sul sistema dell’INPS, che spesso sembra incapace di distinguere tra chi davvero ha bisogno di sostegno e chi, purtroppo, riesce a sfruttare il sistema a suo favore. Non è un segreto che, in Italia, ci siano casi di falsi invalidi che riescono a ottenere pensioni e benefici ingiustificati, mentre le persone realmente in difficoltà, come il signor Angelo, vengono trattate con freddezza e indifferenza.
La vicenda di Angelo è l’ennesima dimostrazione di un sistema che non è in grado di tutelare i più fragili. È impensabile che un uomo che ha perso una gamba, che ha subito un infarto e che vive con un’invalidità permanente, venga valutato come se la sua vita fosse “normale” e in grado di sopportare attività fisiche come una partita di calcio. L’INPS, che dovrebbe essere un ente al servizio del cittadino, sembra più interessato a risparmiare denaro che a garantire una giusta assistenza a chi ne ha veramente bisogno.
Il signor Angelo è solo uno dei tanti casi che rischiano di passare inosservati. Ma è giunto il momento di fare luce su queste disuguaglianze e richiedere una revisione profonda e urgente delle modalità di valutazione dell’invalidità. La disabilità non può essere misurata con parametri standardizzati che non tengono conto delle reali difficoltà di chi ogni giorno affronta la propria vita con coraggio e determinazione.
L’INPS deve imparare a fare di più per chi veramente è in difficoltà. E se non lo farà, sarà sempre più difficile credere in un sistema che dovrebbe garantire diritti e dignità a chi ne ha davvero bisogno.
Angelo e molti altri, come lui, meritano un futuro migliore. Un futuro che inizi con il riconoscimento giusto della loro condizione e il supporto che spetta loro per vivere una vita più dignitosa.