La vicenda del delitto di Garlasco, che nel 2007 sconvolse l’Italia con l’omicidio di Chiara Poggi, torna sotto i riflettori grazie a una nuova inchiesta che fa emergere importanti punti oscuri della vecchia indagine. Tra i nuovi elementi che stanno riaprendo il caso, spicca il ritrovamento di un’impronta del piede femminile mai presa in considerazione dagli investigatori dell’epoca.
Si tratta di un’orma parziale, lunga circa 24-26 centimetri, che sarebbe stata rinvenuta al piano terra dell’abitazione Poggi, precisamente in cima alla scala che conduce alla cantina, dove è stato trovato il corpo di Chiara, adagiato sulle scale della taverna. Questa impronta, che avrebbe la forma di una scarpa femminile di taglia 36/37, secondo l’avvocato Antonio De Rensis, legale difensore di Alberto Stasi, merita un approfondito riesame.
“È necessario rivalutare tutte le impronte rinvenute, comprese quelle parziali e trascurate, come quella riconducibile a calzature femminili taglia 36/37,” afferma De Rensis. “Con le nuove tecniche scientifiche a nostra disposizione, è possibile che si possa giungere a un esito differente rispetto a quello delle indagini precedenti.”
Secondo la difesa, quell’impronta potrebbe appartenere al vero assassino o a un eventuale complice. Da sempre gli investigatori non hanno escluso la possibilità che l’autore del delitto fosse una donna, una pista che la nuova inchiesta sembra voler approfondire.
L’ipotesi che il killer possa essere di sesso femminile non è mai stata scartata definitivamente. Come riportato dal quotidiano Il Messaggero, questa tesi viene ora considerata con maggiore attenzione nell’ambito di una revisione complessiva del caso, attualmente focalizzata su Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso con ignoti.
L’arma del delitto, individuata dai consulenti della pubblica accusa in un martello da muratore, avrebbe potuto essere impugnata da chiunque, uomo o donna, provocando fendenti letali. Allo stesso modo, il corpo di Chiara Poggi potrebbe essere stato spinto giù per le scale da una persona di entrambi i sessi.
Intanto, le gemelle Cappa, cugine di Chiara e finora non indagate, sono state inserite tra le dodici persone convocate a sottoporsi al tampone per il confronto del DNA con le tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine.
Le attenzioni della cronaca sono tornate in particolare su Stefania Cappa, in seguito a un’intervista rilasciata dalle “Iene” alla madre di Andrea Sempio e a un supertestimone. Secondo alcune indiscrezioni, Stefania non avrebbe fornito informazioni complete agli investigatori, contraddizioni che emergerebbero anche dai verbali dell’epoca, nei quali la donna appariva spesso incoerente.
Un ulteriore elemento di grande rilevanza è rappresentato dall’impronta palmare numero 33, attribuita dalla difesa di Stasi ad Andrea Sempio. Se dovesse emergere la presenza di tracce di sangue su quella superficie, l’intero quadro probatorio potrebbe cambiare radicalmente.
Tuttavia, fino a oggi non è stato possibile recuperare l’intonaco dal quale quella impronta venne rimossa. “Se non è conservato nemmeno negli archivi dei RIS di Parma – spiega l’avvocato De Rensis – è un problema serio per il prosieguo delle indagini.”