È il momento dell’ultimo saluto a Martina Carbonaro, la quattordicenne vittima di un tragico femminicidio, uccisa dall’ex fidanzato, il 18enne Alessio Tucci, reo confesso dopo il ritrovamento del corpo nella ex casa del custode del campo Moccia.
Un clima carico di dolore e tensione ha avvolto Afragola questa mattina, mentre palloncini bianchi, cuoricini e magliette con il volto di Martina hanno accolto il feretro, trasportato sotto una pioggia di applausi scroscianti e accompagnato dai Carabinieri in alta uniforme. All’arrivo del carro funebre, la folla, accalcata e commossa, ha chiesto a gran voce una sola parola: “Giustizia!”.
Per permettere a tutti di seguire la cerimonia, davanti alla chiesa è stato allestito un maxi schermo, dando modo anche a chi non è riuscito a entrare di partecipare al rito religioso.
Tra i messaggi di vicinanza, spicca la corona di fiori inviata dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, posata sul sagrato della Basilica.
Durante l’omelia, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, ha lanciato un forte monito contro la violenza di genere: “È femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia, non è gelosia, non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito, di un linguaggio che normalizza la violenza, di un silenzio colpevole”.
L’arcivescovo ha espresso preoccupazione per chi “confonde il controllo con l’affetto, che pensa che amare significhi possedere. Chi vede la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che se viene lasciato si sente umiliato e trasforma il dolore in odio, un odio che uccide”.
Nel suo toccante intervento, Battaglia ha esortato i giovani presenti a “trasformare le lacrime in impegno e la rabbia in forza costruttiva, per cambiare un sistema violento e malato”.
L’omelia ha sottolineato il vero significato dell’amore: “L’amore vero rende liberi. Non è possesso, controllo o dipendenza. Se amare ti fa male, non è amore. Se per amore devi annullarti o fare del male, non è amore ma violenza”.
Il feretro di Martina è stato accolto da un lungo applauso e da urla commosse: “Martina sei la figlia di tutti noi”. Mentre molti hanno inveito contro l’assassino Alessio Tucci, il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha accolto la bara bianca, insieme al sottosegretario Pina Castiello e al prefetto di Napoli Michele Di Bari.
Concludendo l’omelia, l’arcivescovo ha ricordato: “Il sangue di Martina grida giustizia, verità e un cambiamento che non possiamo più rinviare. Facciamo in modo che la sua morte non cada nel vuoto. La sua bellezza diventi seme, la sua memoria diventi impegno”.
E ha rivolto un appello solenne a tutti: “A te, Martina, consegniamo un amore che non muore. Nel tuo nome e nel nome di troppe donne, giuriamo di non tacere più. Mai più silenzio complice, mai più indifferenza travestita da normalità. Promettiamo un mondo dove nessuna ragazza debba più aver paura di amare. Dove dire ‘basta’ non sia una condanna, ma un diritto. Dove essere donna sia una festa, non una minaccia. Un mondo dove ogni adolescente impari che amare è donarsi, non possedere, non ferire, non uccidere. Dove la forza sia tenerezza, e l’amore vero sia più forte di ogni violenza”.