Napoli – Immaginate di affidare la salute dei vostri denti a un chirurgo che, anziché anni di studio e pratica, ha come unica credenziale una buona connessione Wi-Fi e una discreta padronanza dei motori di ricerca. Sembra la trama di una commedia nera, ma è la sorprendente realtà emersa in un recente caso che ha dell’incredibile, e del molto, molto doloroso.
Un uomo, la cui identità è stata saggiamente celata per pudore (o per evitare una valanga di chiamate da parte di aspiranti autodidatti del bisturi), è stato scoperto a operare come “dentista” abusivo, intascando la bellezza di 160.000 euro. Il suo segreto? Non un master in implantologia o una specializzazione in ortodonzia, ma un’intensa sessione di “formazione” su YouTube e una fervida consultazione di forum online dedicati a procedure mediche.
Sì, avete capito bene. Mentre la maggior parte di noi usa internet per le ricette della nonna o per capire come montare un mobile Ikea, il nostro “dottore” virtuale lo usava per apprendere le basi dell’odontoiatria. Si dice che le sue “lezioni” spaziavano da tutorial su come estrarre un dente con attrezzi da bricolage a video su “sbiancamento low-cost con ingredienti casalinghi”. Un curriculum, insomma, che farebbe impallidire qualsiasi albo professionale.
Le sue “visite” si svolgevano presumibilmente in ambulatori improvvisati, dove l’igiene probabilmente era un optional e la sterilizzazione un concetto esotico. I pazienti, attratti da prezzi stracciati o, forse, da una fede cieca nel potere del “self-learning”, si sono ritrovati con la bocca in condizioni tutt’altro che ottimali, vittime non solo di un truffatore, ma di una pericolosa improvvisazione sanitaria.
Questo caso non è solo una cronaca giudiziaria, ma uno spunto di riflessione amaro sull’era del “fai-da-te” spinto all’estremo. Se per cambiare una lampadina o riparare un rubinetto l’aiuto del web può essere prezioso, per la salute è bene ricordarsi che un video tutorial non potrà mai sostituire anni di formazione accademica, esperienza sul campo e, soprattutto, l’abilitazione professionale.
L’operazione delle forze dell’ordine ha messo fine a questo “studio dentistico 2.0”, riportando un po’ di ordine in un settore che richiede la massima serietà. Per i 160.000 euro intascati, si spera che il “dentista fai-da-te” trovi un buon avvocato… magari con consigli legali trovati anch’essi online. Ma per i poveri pazienti, purtroppo, la strada per un vero sorriso sarà più lunga e, sicuramente, più costosa.