La strage di Ercolano, I’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio illegale in cui sono morti tre giovani, non andrebbe trattata processualmente come un incidente sul lavoro, ma come un omicidio: è il concetto che ha sostenuto oggi in aula l’avvocato delle vittime, che ha invocato per gli imputati l’aggravante della premeditazione.
Due degli imputati del processo accusati per triplice omicidio volontario con dolo eventuale e anche per caporalato; per loro la Procura di Napoli ha chiesto 20 anni di reclusione. Terzo imputato, per il quale qli inquirenti hanno chiesto 4 anni considerato il fornitore della polvere da sparo.
La tragedia risale ad esattamente un anno fa: era il 18 novembre 2024 quando un’ esplosione distrusse un’abitazione di contrada Patacca, ad Ercolano, (Napoli), nella quale era stata allestita una fabbrica clandestina di botti. Tre le vittime: due gemelle di 26 anni e un 18enne. Dalle successive indagini è emerso che venivano impiegati, ovviamente in nero, per il confezionamento dei fuochi d’artificio.
Nel corso della sua arringa ‘avvocato Viscusi, che difende la suocera, la compaqna e la figlia del 18enne , ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione, sostenendo la compatibilità con il dolo eventuale.
La costituzione di parte civile delle tre è arrivata dopo un percorsa tortuoso: la bambina, che aveva all’epoca un anno, non era stata ufficialmente riconosciuta e di conseguenza, non essendo provato il legame, I’avvocato ha dovuto superare questo step per ottenere l’ammissione al giudizio a cui la controparte si era opposta.
La sentenza sarà attesa a dicembre dopo aver sentito i legali degli imputati.









