Stop alle ricette mediche fornite tramite sms o per e-mail dal 31 dicembre 2022. È quanto previsto da un’ordinanza firmata dal Capo del Dipartimento della Protezione civile – pubblicata in Gazzetta il 21 marzo 2020 – che disciplina il subentro graduale del Ministero della Salute nella gestione e superamento delle criticità conseguenti alla diffusione della pandemia da Covid. Tra le misure previste, verranno abbandonate le diverse forme di erogazione alternative alla ricetta cartacea.
L’uso della prescrizione dematerializzata era infatti stata prorogata fino al 1 gennaio 2023, consentendo a medici, pazienti ed alle farmacie o ASL, di semplificare l’accesso ai servizi sanitari moltiplicando l’offerta di erogazione. L’assistito poteva chiedere il rilascio del promemoria dematerializzato ovvero il numero di ricetta elettronica e con quello acquistare il farmaco il medicinale.
«Chiediamo al ministro della Salute, Orazio Schillaci la proroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2022, dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale», così da «liberare» i medici« da impropri carichi burocratici». Così Pina Onotri, segretario Generale del Sindacato Medici italiani (Smi) rende pubblica una lettera inviata al Ministro della Salute. I medici di famiglia, di continuità assistenziale e dell’emergenza territoriale, spiega Onotri, «sono carenti in tutta Italia e al tempo stesso sono sempre più oberati da impropri carichi burocratici, con una sempre minore disponibilità di tempo per l’attività clinica».
Il ritorno alla ricetta cartacea così come era prima dell’emergenza Covid, «rappresenterebbe un salto indietro, causando lunghe attese negli studi medici. La soluzione temporanea che auspichiamo è quella di una proroga di almeno un anno del provvedimento». Ma in realtà la ricetta dematerializzata, conclude, dovrebbe «diventare uno strumento strutturale e auspichiamo, in questo senso, un impegno del Governo e del Parlamento. Liberare i medici convenzionati del Servizio Sanitario Nazionale da impropri carichi burocratici è la scelta più giusta per valorizzare la professione, contrastare l’esodo dalla categoria, permettere di utilizzare più tempo alla cura e all’assistenza dei pazienti».
«Il sistema della ricetta dematerializzata scade a fine anno e sarebbe una occasione sprecata non decidere di prorogare l’utilizzo di questo strumento che è stato preziosissimo durante la pandemia e che i cittadini apprezzano perché semplifica le procedure, riduce la burocrazia e consente ai medici di dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti, soprattutto i più fragili».
Lo dichiara la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino, unendosi alle voci di chi chiede di prorogare questo strumento incentivato durante l’emergenza Covid per evitare di affollare gli studi dei medici. «La sanità digitale, in generale, – prosegue Mandorino – e nel suo piccolo anche la ricetta dematerializzata è di enorme beneficio soprattutto in contesti, come le aree interne, in cui la distanza dallo studio del medico, o le condizioni disagiate che talvolta sussistono per raggiungerlo, costringerebbero ad esempio le persone anziane a chiedere aiuto ad un familiare».
Sono ore di riflessione nel Governo, probabilmente ci sarà una proroga per l’intero 2023. Troppo forti le pressioni di medici e cittadini che vedono in questo stop un passo indietro nella sanità nazionale.
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