Uccisa dal suo ex davanti al ristorante, con diverse persone che lo hanno visto puntarle la pistola al cuore e poi spararle perché si rifiutava di accettare la fine della loro relazione.
Martina Scialdone, avvocata di 35 anni, quelle liti le conosceva bene perché erano tante le volte in cui aveva difeso donne maltrattate dai mariti.
La vittima è dunque una giovane legale che si occupava di separazione e divorzi, che ha perso la vita per mano di un uomo che non amava più, Costantino Bonaiuti, un sindacalista di 61 anni.
L’uomo, dopo l’omicidio, ha tentato la fuga ma è stato arrestato poco dopo dalla Polizia. L’episodio è accaduto verso le 22.30 nel quartiere Appio Latino, in via Amelia, al ristorante ‘Brado’, dove Martina alcuni minuti prima stava cenando col fratello.
L’incubo si è materializzato quando l’ha raggiunta Costy (era così che si faceva chiamare l’assassino) cercando di mettere fine all’ennesima discussione che aveva fatto decidere lei di mollare definitivamente quella situazione.
Lui si è seduto al tavolo tentando invano una riconciliazione ma lei è scappata in bagno terrorizzata e decisa a non vederlo più.
Una scena che non poteva restare inosservata alle altre persone nel locale. Poi è stata convinta ad uscire fuori, ma poco dopo lui le ha puntato la pistola al petto e ha esploso un proiettile, che ha ucciso l’avvocata dopo poco, davanti agli occhi di suo fratello che forse l’ha tenuta agonizzante tra le braccia.
Nel frattempo Bonaiuti era già in macchina cercando di far perdere le proprie tracce, ma la Polizia lo ha rintracciato a poche decine di chilometri, nel quartiere Fidene, a nord della Capitale.
Il sessantunenne, ingegnere ed esponente di AssiVolo, sindacato dei quadri Enav, aveva un porto d’armi per uso sportivo e non si può escludere che frequentasse il poligono di Tor di Quinto, lo stesso finito sotto i riflettori alcune settimane fa per una Glock rubata da un uomo che a dicembre proprio a Fidene fece una strage uccidendo quattro donne.
“Solo ieri quando l’abbiamo vista sembrava serena, sorrideva come sempre”, dicono i colleghi dello studio legale di Martina a Roma.
L’unica a conoscerla meglio era Patrizia, con la quale lei forse poteva confidarsi parlando di quella storia con un uomo molto più grande di lei e che la famiglia non aveva mai accettato.
Tanto che negli ultimi tempi, prima di troncare, avevano cominciato a vedersi sempre meno e soltanto fuori casa, da soli. Quasi nessuno al lavoro sapeva di quella relazione.
“Eppure si trovava spesso anche di fronte a casi di maltrattamenti da parte di compagni e mariti.
Era un argomento che conosceva bene dal punto di vista professionale. Invece le è toccato subirlo nella maniera più atroce anche nel privato.
Nessuno si aspettava un cosa del genere”, riflette l’avvocato Giulio Micioni, collega della giovane avvocata, ancora incredulo e anche lui all’oscuro di quella relazione.
“Erano stati insieme per un paio d’anni ma adesso anche Martina si era convinta che non poteva funzionare – spiega un’amica di famiglia, preoccupata per il dolore dei parenti della giovane 35enne.
Era andata da uno psicologo e aveva capito che non era l’uomo adatto. All’inizio forse aveva funzionato perché lei aveva visto in lui una figura paterna. Lei viveva ancora con la mamma, nell’appartamento accanto al mio”.
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