La fine di ogni speranza per papà Oleksander di ritrovare il suo sole, come definiva affettuosamente la figlia, è arrivata alle 15.15 di ieri, quando una squadra di carabinieri, impegnata dalla mattina nelle ricerche con un gruppo di volontari, ha trovato il corpo di Yana Malajko, la 23enne barista di nazionalità ucraina uccisa dall’ex fidanzato Dumitru Stratan, 34 anni.
Era sotto una catasta di legna, in una zona di campagna in via Benaco, nei pressi di una centrale elettrica, al confine tra le province di Mantova e di Brescia.
A poca distanza da dove lo si è cercato fin dal 20 gennaio scorso, quando Dumitru, di nazionalità moldava e ora in carcere con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, l’aveva uccisa nell’appartamento che la ragazza condivideva con la titolare del bar dove lavorava, e sorella del presunto assassino.
Poi aveva messo il corpo in un sacco per trasportarlo, di notte, in campagna e nasconderlo.
Da Dumitru, in carcere dal 21 gennaio, non è arrivato il benché minimo aiuto: mai una parola con i magistrati che l’hanno più volte interrogato e, soprattutto, nessuna intenzione di rivelare dove avesse nascosto il corpo.
Papà Oleksander da giorni partecipava alle ricerche in prima persona e anche ieri mattina si era messo alla testa di un gruppo di volontari che ha perlustrato un’ampia zona attorno al luogo dove nel pomeriggio sarebbe poi stato trovato il cadavere che è stato rimosso poco prima delle 18 dopo che la polizia scientifica ha effettuato i primi rilievi alla presenza del procuratore capo della Repubblica di Mantova Emanuela Fasolato.
Da chiarire ancora le modalità dell’omicidio, per il quale forse è stato utilizzato un coltello, avvenuto al termine di una lite, dopo che Dumitru aveva attirato l’ex fidanzata alle 2 di notte nell’appartamento con la scusa che il cane, che condividevano quando erano insieme e che dopo la rottura della relazione era stato affidato a lui, stava male.
Prima che arrivasse la ragazza, l’ex fidanzato aveva manomesso le telecamere dell’appartamento, ma aveva fatto male i conti perché quelle esterne del condominio lo avevano ripreso mentre caricava il sacco con il corpo nel bagagliaio della sua auto; e quelle disseminate per il paese lo avevano immortalato mentre si dirigeva verso la zona Valle, una torbiera a nord di Castiglione.
Qui, però, era rimasto impantanato con la sua auto nel fango e un testimone lo aveva visto e lo aveva anche aiutato.
Dumitru aveva anche tentato di depistare le indagini inviando alla sorella, dopo le 5 del mattino del 21 gennaio, un paio di messaggi con il telefonino di Yana, per dimostrare che a quell’ora la ragazza era ancora in vita. La relazione tra Yana e Dumitru, che da ragazzo aveva scoperto il corpo del padre suicida ricevendone un trauma che non avrebbe più superato, dicono i familiari, si era fatta burrascosa negli ultimi tempi a causa dei problemi di lui, incapace di avere una vita regolare, così come un lavoro.
Lavorava saltuariamente nel bar della sorella, l’Event coffee di Castiglione, ma le sue scenate di gelosia verso la ragazza erano continue.
Lei lo aveva lasciato il 7 gennaio scorso e lui, nei giorni seguenti, aveva maturato un odio feroce nei suoi confronti. Mentre adesso non parla, alla sorella aveva confidato il delitto:
“L’ho ammazzata come lei ha ammazzato me” si era giustificato, nel suo delirio, riferendosi alla nuova relazione che Yana aveva intrecciato con un ragazzo che frequentava la loro stessa compagnia.
Un affronto che per lui andava lavato nel sangue. Quello che i carabinieri avevano trovato nell’appartamento e che lui aveva tentato di far sparire, ripulendo, ma non a fondo, le stanze.
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