Simona Rivellini, una 22enne di Monza, ha vissuto un’esperienza unica e profonda legata alla sua adozione. Affidata a una nuova famiglia quando aveva solo un mese, ha scoperto solo di recente le sue origini biologiche, un incontro che le ha cambiato la vita e l’ha spinta a riflettere su sé stessa.
Fin dall’infanzia, Simona ha sempre saputo di essere stata adottata. I suoi genitori adottivi, che l’hanno cresciuta con amore e sincerità, le avevano raccontato la sua storia tramite un racconto incorniciato nella loro casa. Tuttavia, durante l’adolescenza, Simona ha iniziato a soffrire di dolori psicosomatici, probabilmente legati alla difficoltà di elaborare il suo passato. Questi disturbi l’hanno portata a confrontarsi con il tema dell’abbandono, un aspetto che aveva inconsciamente trascurato.
A 18 anni, grazie alla sua esperienza con l’associazione Italia Adozione, ha trovato il coraggio di esplorare questa parte di sé. È stata sua madre adottiva, con grande sensibilità, a individuare un annuncio online pubblicato dalla madre biologica. L’annuncio ha portato al tanto atteso incontro, avvenuto quando Simona aveva 20 anni. Quel giorno, lei e i suoi genitori biologici hanno condiviso emozioni intense e hanno cercato di colmare il vuoto di vent’anni, un’esperienza ricca di lacrime, risate e nuove scoperte.
Nonostante il momento speciale, il percorso non è stato privo di difficoltà. Simona ha vissuto momenti di confusione e dolore, cercando di capire le motivazioni dietro la scelta di abbandonarla. Oggi, però, ha trovato una nuova serenità: considera entrambe le sue famiglie come parti essenziali della sua vita e si dedica a condividere la sua esperienza attraverso un libro, scritto per aiutare altre persone adottate a comprendere meglio le proprie emozioni e la propria identità.