Il padre aveva riferito ai medici che il figlio aveva ingerito qualcosa trovato al parco mentre stava giocando. Tuttavia, la verità emersa dalle indagini è stata ancora più drammatica. Il piccolo Nicolò Feltrin, di soli due anni, è deceduto il 28 luglio scorso. Secondo la procura, la causa della morte del bambino di Longarone, in provincia di Belluno, è stata una concentrazione di hashish mischiata al cibo. Il padre è attualmente sotto indagine, ma è stato rilasciato senza custodia cautelare, con l’accusa di omicidio colposo. Gli esami hanno inoltre rivelato che il bambino aveva assunto droga più volte: le concentrazioni di cannabis nel suo sangue erano estremamente elevate. In parole semplici, Nicolò è morto per overdose.
Le ipotesi, che dovranno essere confermate o meno durante il processo, rivelano un quadro estremamente inquietante. Secondo la relazione presentata dai periti, un anatomopatologo e una tossicologa, come riportato dai quotidiani locali nelle ultime ore, si ipotizza che la droga sia stata somministrata al piccolo con l’intento di indurlo al sonno, al fine di favorire il riposo. Questa possibilità potrebbe essere collegata anche al passato di tossicodipendenza della madre. Purtroppo, il bambino era stato esposto a diverse sostanze stupefacenti nei giorni precedenti alla tragedia, tra cui eroina, cocaina e metadone. Questa combinazione fatale è risultata letale per un bambino che non aveva ancora compiuto tre anni. È importante sottolineare che queste sono ancora ipotesi da verificare nel corso del processo. Data la gravità delle concentrazioni di stupefacenti presenti nel sangue del bambino, sarebbe stato estremamente difficile salvarlo anche con un intervento urgente. Il padre, di 43 anni, aveva portato il figlio in ospedale senza fornire ai medici tutte le informazioni necessarie, dichiarando che il bambino aveva ingerito accidentalmente una sostanza non definita trovata per terra nel parco.
Tuttavia, dagli esami è emerso con certezza che l’assunzione di droga ha causato un’intossicazione letale al bambino a causa dei derivati della cannabis. La combinazione di droghe presenti nel suo sistema ha reso impossibile la sua sopravvivenza, nonostante un possibile intervento immediato. È un tragico evento che ha evidenziato la gravità delle sostanze stupefacenti coinvolte e le conseguenze devastanti che possono avere, soprattutto su un bambino così giovane. La droga è stata trovata nella camera di Nicolò in una tazzina, insieme a un pezzo di sostanza resinosa del peso di 1,2 grammi. Altre sostanze stupefacenti sono state rintracciate in altre parti della casa. Le analisi delle sostanze sequestrate sono state condotte a Mestre, consentendo al pubblico ministero di verificare se la droga ingerita è la stessa trovata nell’abitazione e di decidere come procedere nell’inchiesta.
La difesa del padre ha nominato un consulente di parte, che presumibilmente supporterà la difesa di Nicolò durante l’inchiesta.
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