Un dramma che ha lasciato un’intera comunità sotto shock si è consumato in un parco della provincia di Cagliari, dove Mattia, un ragazzo di 15 anni, ha deciso di porre fine alla sua vita. Il dolore della famiglia è diventato pubblico attraverso una lettera struggente scritta da Emanuela, la madre di Mattia, che ha condiviso il percorso tormentato che il figlio ha vissuto fino al tragico epilogo.
Mattia era descritto come un ragazzo estremamente intelligente e sensibile, qualità che lo rendevano diverso e spesso non compreso dagli altri. Fin dall’infanzia, Mattia ha dovuto affrontare umiliazioni e bullismo, non per atteggiamenti aggressivi o ribelli, ma perché la sua sensibilità e il suo bisogno di affetto lo rendevano “diverso” agli occhi degli adulti e dei coetanei. La madre ricorda che, già all’età di 6 anni, Mattia si sentiva ferito profondamente, una sofferenza che avrebbe continuato a logorarlo negli anni successivi. Uno degli episodi più devastanti risale alla seconda media, quando Mattia, a causa di episodi di esclusione e delusione da parte di chi avrebbe dovuto proteggerlo, iniziò a manifestare i segni di un malessere interiore.
Nonostante gli sforzi dei genitori di chiedere aiuto alle istituzioni scolastiche e sanitarie, Mattia si è trovato solo. Né la scuola né il sistema sanitario hanno fornito il supporto necessario in tempo. Un consulente psicologico lo ha abbandonato proprio quando il suo aiuto sarebbe stato cruciale, e il reparto di neuropsichiatria infantile ha contattato la madre solo il giorno dopo la tragica morte di Mattia, segno di una profonda inefficienza e indifferenza.
La lettera della madre non è solo un grido di dolore, ma una denuncia accorata di un sistema che ha fallito nel proteggere suo figlio e di una comunità che ha trasformato questa tragedia in pettegolezzi, senza comprendere la portata del dramma vissuto da Mattia e dalla sua famiglia. “Nostro figlio avrebbe potuto essere uno dei vostri figli”, scrive Emanuela, invitando tutti a riflettere sulla solitudine e il dolore che molti adolescenti vivono in silenzio. Il messaggio di Emanuela e Christian è una richiesta di rispetto per la memoria di Mattia, un appello a interrompere i giudizi affrettati e a mostrare empatia verso chiunque possa attraversare simili sofferenze.