Notte di violenza nel carcere minorile di Nisida, dove due giovani detenuti si sono resi protagonisti di un’aggressione ai danni della polizia penitenziaria. L’episodio è avvenuto all’interno del II reparto dell’istituto, dove il personale, insospettito da strani movimenti provenienti da una cella, ha scoperto uno dei reclusi mentre utilizzava un telefono cellulare, strumento proibito all’interno delle strutture detentive.
A darne notizia sono Federico Costigliola e Sabatino De Rosa, segretari regionali del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), settore minorile, che parlano di un’aggressione “intollerabile”, durante la quale gli agenti sarebbero stati bersaglio di percosse, insulti e minacce.
Secondo la ricostruzione fornita dai sindacalisti, al momento del controllo uno dei detenuti avrebbe cercato di coprire il compagno, intento a disfarsi del cellulare distruggendolo e gettandone i resti nel water. Ne è nata una colluttazione improvvisa e violenta, che ha richiesto l’intervento tempestivo di rinforzi. Nonostante la reazione brutale, gli agenti sono riusciti a recuperare alcuni frammenti del dispositivo.
A pesare sulla gestione dell’episodio c’è anche un precedente che coinvolge uno dei due aggressori, già noto per comportamenti violenti. A marzo, riferisce il Sappe, lo stesso detenuto avrebbe colpito un agente con una raffica di schiaffi al volto, approfittando della momentanea apertura della cella durante una scossa di terremoto notturna. In quell’occasione, il provvedimento disciplinare si era limitato a pochi giorni di isolamento.
Durissimo il commento del segretario generale del Sappe, Donato Capece, che accende i riflettori su una problematica più ampia: “Da quando, con la legge 117 del 2014, l’età per la detenzione nei carceri minorili è stata estesa fino ai 25 anni, la situazione è profondamente cambiata. Questi adulti impongono la loro volontà all’interno delle strutture, esercitando una pericolosa influenza sia sul personale che sui minori”.
Il sindacato chiede interventi urgenti per riportare sicurezza negli istituti penali minorili, sempre più spesso teatro di episodi di violenza e tensione. “Servono regole più chiare, controlli serrati e soprattutto personale formato per affrontare situazioni di questo tipo – aggiungono Costigliola e De Rosa –. Non possiamo accettare che chi indossa una divisa venga messo quotidianamente a rischio per garantire l’ordine e la legalità in strutture che dovrebbero avere, come scopo primario, il recupero dei giovani detenuti”.
Intanto, si valuta l’adozione di nuove misure disciplinari nei confronti dei responsabili dell’aggressione. Ma il timore, condiviso da molti tra gli addetti ai lavori, è che episodi simili siano destinati a ripetersi, se non si interviene con una riforma strutturale del sistema penitenziario minorile.