In Italia non si parla d’altro, il caro benzina e l’aumento dei prezzi a cascata in tutti i settori sta scuotendo il paese. Dal 1 gennaio 2023 sono finiti i blocchi predisposti dal governo Draghi e con il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni non ci sono stati interventi sulle accise. Eppure nel programma elettorale di Fratelli d’Italia questa azione era prevista.
Per scovare l’incongruenza denunciata dall’opposizione bisogna arrivare alla pagina 26 della brochure che ancora si trova on line. È il punto 17, il capitolo “Energia pulita, sicura e a costi accessibili” e tra le iniziative da prendere è prevista la “Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Ecco perché, dopo la mossa del governo che ha scelto di non tornare agli sconti dell’esecutivo Draghi, dall’opposizione sono partiti gli attacchi.
Se Francesco Silvestri, capogruppo grillino alla Camera, denuncia una «amnesia collettiva», Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, parla di «propaganda populista». Dopo il consiglio dei ministri, in un video sui social, Meloni ha spiegato che «con la legge di bilancio non ha aumentato le accise. E non ha neanche fatto marcia indietro sul provvedimento dello scorso governo sul taglio temporaneo delle accise per calmierare il prezzo della benzina. Noi abbiamo confermato quella scelta, ma quel taglio delle accise costa mediamente un miliardo al mese, 10 miliardi l’anno». Il taglio? «Io non ho promesso in campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina perché sapevo la situazione di fronte alla quale mi sarei trovata – ha detto -. Dopodiché sono fortemente speranzosa della possibilità che prima o poi riusciremo a fare un taglio strutturale e non temporaneo delle accise, ma questo necessita di una situazione diversa e soprattutto di rimettere in moto la crescita economica di questa nazione perché per fare alcune cose servono le risorse, per trovare quelle risorse serve che si torni a produrre maggiore ricchezza e lavoro, ed è quello su cui stiamo lavorando».
Secondo la premier «per prorogare il taglio delle accise sulla benzina non avremmo potuto confermare il taglio del costo sul lavoro e aumentare il taglio del costo sul lavoro, non avremmo potuto aumentare del 50% l’assegno unico per le famiglie, non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità di 2 miliardi di euro, non avremmo potuto aumentare la platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno da parte dello Stato per calmierare le bollette domestiche, non avremmo potuto immaginare una decontribuzione per i neoassunti, non avremmo potuto istituire il fondo carrello per aiutare a fare la spesa di fronte all’aumento dei generi di prima necessità per le famiglie più fragili, non avremmo potuto mettere risorse sul fondo per i crediti d’imposta delle Pmi. Tutte queste misure le avremmo dovute cancellare dalla legge di bilancio per prevedere di nuovo il taglio delle accise».
Meloni ha rivendicato «le scelte che abbiamo fatto perché questo è un governo che deve fare delle scelte, come sempre accade in politica. Noi facciamo le nostre e non abbiamo problemi a rivendicarle».
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