Diciotto anni dopo quella mattina d’agosto che ha sconvolto Garlasco e l’intera Italia, il caso dell’omicidio di Chiara Poggi torna al centro delle cronache giudiziarie. Da oggi all’alba, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano hanno dato esecuzione a una serie di perquisizioni disposte dalla Procura di Pavia. Nel mirino c’è Andrea Sempio, oggi 37 anni, già noto alle cronache per il legame di amicizia con Marco Poggi, fratello della vittima, e ora unico indagato per concorso in omicidio.
Gli accertamenti non si sono limitati alla sua abitazione, ma hanno coinvolto anche le case dei genitori e di due amici storici, Roberto Freddi e Mattia Capra. Nessuno di loro, a eccezione di Sempio, risulta formalmente indagato. Nello stesso momento, i militari dell’Arma hanno avviato ispezioni in un campo alla periferia di Tromello, a pochi chilometri da Garlasco: qui, si sospetta possa essere nascosta l’arma del delitto, mai rinvenuta in quasi due decenni di indagini.
L’azione investigativa si inserisce in un momento cruciale. Il 16 maggio è previsto un nuovo incidente probatorio dedicato all’analisi del materiale genetico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Un reperto finora rimasto controverso, su cui pendono due ipotesi contrapposte: contatto occasionale o traccia significativa? Se in passato la presenza del DNA di Sempio era stata considerata compatibile con un uso comune del computer di casa, oggi questa teoria sembra vacillare.
Il giudice Daniela Garlaschelli ha affidato la delicata analisi genetica a due esperti, Denise Albani e Domenico Marchigiani, subentrati dopo l’esclusione del genetista Emiliano Giardina, che si era già espresso pubblicamente sull’inutilizzabilità dei campioni. È un passaggio delicato, che potrebbe riaprire scenari giudiziari finora considerati chiusi.
Chiusa, invece, è stata nel 2015 la vicenda giudiziaria di Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per omicidio. Ma la sua difesa non ha mai smesso di combattere per dimostrarne l’innocenza. Già nel 2017 si era tentato di riaprire l’indagine su Sempio, ma senza esito. Oggi, a distanza di otto anni, quel nome torna a occupare le carte della Procura.
Nel frattempo, restano ferme su fronti opposti le posizioni dei familiari e dei legali. I genitori di Chiara, Giuseppe Poggi e Rita Preda, non hanno dubbi: Stasi è l’unico responsabile, e Sempio — sostengono — non conosceva nemmeno la figlia. Una convinzione che cozza con la linea difensiva dell’avvocato Massimo Lovati, legale di Sempio, che non solo ribadisce l’estraneità del suo assistito, ma ipotizza addirittura un omicidio su commissione.
Intorno a questo scenario ruota anche la figura di un vigile del fuoco in servizio a Vigevano nel 2007, identificato con l’iniziale “A.B.”. È uno dei tasselli che compongono un quadro ancora sfocato, ma che sta tornando lentamente alla luce. A lui si lega la deposizione, poi interrotta, della madre di Sempio, convocata in Procura ma colta da malore prima di poter rispondere alle domande.
Non manca, in questa intricata vicenda, il mistero legato al famoso biglietto del parcheggio di Vigevano, consegnato solo un anno dopo il delitto. Un dettaglio rimasto marginale per anni, ma che potrebbe avere un peso nella ricostruzione dei movimenti del giorno dell’omicidio.
Quel che è certo è che il “caso Garlasco” continua a non trovare pace. Nuovi interrogativi si sommano a quelli mai risolti, e la sensazione è che la verità giudiziaria possa non coincidere, ancora una volta, con quella storica. Sarà la scienza, ora, a parlare: le analisi genetiche e le nuove indagini potrebbero ribaltare, o rafforzare, quanto già stabilito. Ma soprattutto, potrebbero restituire un senso a diciotto anni di dolore, attese e domande rimaste sospese.