Nessuna premeditazione, nessuna crudeltà. È questa la linea difensiva presentata da Alessandro Impagnatiello, l’ex barman condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, uccisa a Senago nel maggio 2023. A pochi giorni dall’inizio del processo d’appello, fissato per mercoledì 25 giugno davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, la sua legale, Giulia Geradini, ha depositato una memoria di 25 pagine in cui chiede una riduzione della pena.
Secondo la difesa, Impagnatiello non sarebbe “una persona crudele”, ma un uomo sopraffatto da una rete di bugie tese a mantenere un’immagine pubblica impeccabile. Il documento punta a ridimensionare la gravità dell’azione sul piano soggettivo, smontando le aggravanti riconosciute in primo grado, in particolare quella della premeditazione.
Al centro della strategia difensiva, la contestazione della pianificazione del delitto: non ci sarebbero prove che Impagnatiello avesse coperto divano e tappeti prima dell’aggressione, né che avesse pianificato lo smaltimento del corpo, avendo acquistato carrello e benzina solo dopo il delitto. Anche la ricerca online “ceramica bruciata vasca da bagno”, effettuata dopo l’uccisione, viene ritenuta non determinante.
Un altro punto controverso riguarda la somministrazione di topicida nei mesi precedenti. La difesa afferma che l’obiettivo non fosse uccidere la compagna, ma indurre un aborto, considerato – secondo la memoria – una soluzione per mantenere l’equilibrio tra vita privata e immagine pubblica. Il figlio in arrivo, scrive la legale, sarebbe stato percepito come un ostacolo alla carriera e alla stabilità della relazione.
Riguardo alla crudeltà, l’avvocata Geradini sostiene che Giulia fu colpita alle spalle, senza possibilità di capire o difendersi: un’aggressione fulminea e non sadica. La memoria conclude chiedendo il riconoscimento delle attenuanti generiche, evidenziando il “pentimento sincero” dell’imputato, le “scuse immediate” rivolte alla famiglia della vittima e la “lucida analisi” dei fatti fornita in aula.
A rappresentare l’accusa sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri. L’udienza si annuncia complessa e seguitissima anche a livello mediatico, dato che il caso Tramontano è diventato uno dei simboli più dolorosi della violenza di genere in Italia.
Il verdetto dell’appello avrà un peso rilevante non solo per il destino di Impagnatiello, ma anche per il dibattito pubblico su giustizia, femminicidio e memoria delle vittime.