Aveva cominciato le ricerche sul web cinque mesi prima del delitto per capire quanto veleno servisse per uccidere una persona». Poi la denuncia di scomparsa e bugie su bugie. Sono i temi su cui si è concentrata l’udienza di ieri 12 febbraio, davanti alla prima Corte d’Assise di Milano.
Impagnatiello ha ricercato con il suo smartphone in almeno tre occasioni le parole: «Veleno per topo incinta; «Veleno per gravidanza; «Veleno per uomo». Il 7 gennaio 2023 poi l’ultima ricerca ancora più esplicita: «Quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona».
Nel corso dell’udienza sono state proiettate alcune slide con le immagini delle telecamere che hanno immortalato Impagnatiello nelle ore del delitto. L’imputato era presente in aula, con barba più curata e capelli più corti. Quando è stata mostrata la fotografia del corpo di Giulia, l’ex compagno ha abbassato la testa e ha singhiozzato rimanendo così per tutto il tempo.