“I diritti hanno bisogno di tempo per maturare ed è giunto il momento di rivedere la norma che vieta ai detenuti di avere rapporti sessuali in carcere”, che rientrano “tra i diritti inviolabili dell’uomo”:
Giuseppe Caforio, giurista e garante della Regione Umbria per le persone sottoposte a misure restrittive commenta così la decisione del magistrato di sorveglianza di Spoleto che ha inviato alla Corte costituzionale la richiesta di un detenuto perché valuti la legittimità della norma che ne prevede il divieto.
Ogni anno “sono numerose le istanze di detenuti che chiedono di poter avere rapporti con il compagno o la compagna ma vengono presentate con richieste di permesso per uscire dal carcere per il tempo necessario”.
Il giurista ha quindi spiegato che il tema del sesso in carcere “è antico e già affrontato in mille occasioni”.
“E’ tempo di rivedere questa normativa – ha aggiunto – anche perché l’Italia è tra i pochi Paesi europei ad applicare il divieto e siamo indietro rispetto ad altri che hanno invece normative specifiche.
Già nel 2012 la Corte costituzionale aveva respinto un ricorso analogo sostenendo però che si tratta di un tema reale che deve essere affrontato dal Parlamento”.
Quello che si è rivolto al magistrato di sorveglianza di Spoleto è un detenuto “comune” e sta scontando una lunga condanna.
Nella struttura detentiva umbra un’ala è comunque riservata 41 bis, il cosiddetto carcere duro previsto per i reati più gravi. Caforio ha detto di considerare “tra i diritti inviolabili dell’uomo i rapporti affettivi per i detenuti”.
“Così come il diritto al cibo, all’assistenza sanitaria e ai colloqui” ha aggiunto. Nei carceri umbri, in particolare a Perugia e Terni, la popolazione carceraria è in prevalenza formata da giovani con età tra 20 e 40 anni.
“Persone che hanno biologicamente – ha spiegato Caforio – aspettative sessuali che quando non vengono soddisfatte sfociano in episodi di violenza in carcere o di omosessualità.
Anche l’ultimo evaso da Perugia una volta catturato disse di averlo fatto per soddisfare le sue esigenze sessuali”.
Caforio è quindi tornato a ribadire la necessità che “il nuovo Parlamento nel quale ci sono anche tanti avvocati e giuristi affronti il tema dei rapporti sessuali per i detenuti”.
“In Italia abbiamo fatto tanti passi avanti in tema di diritti civili – ha sottolineato – ed è arrivato il momento di farlo anche su questo tema”.
Per il Garante comunque “più che un intervento della Corte costituzionale per dichiarare illegittima la norma è necessaria una legge organica e meditata”.
“C’è infatti da affrontare – ha aggiunto – la questione di una gestione operativa non facile. Servono spazi appositi e una organizzazione. Sarà poi inevitabile affrontare il tema di chi e con chi possa avere rapporti”.
Fonte Ansa Umbria.
Continua a seguirci sul nostro sito web