MESSINA – “La richiesta di una perizia psichiatrica è un diritto dell’indagato, non una semplice strategia difensiva né una mossa prevedibile”. Così l’avvocato Giuseppe Cultrera, difensore di Stefano Argentino, replica alle dichiarazioni dell’avvocata Concetta La Torre, legale della madre di Sara Campanella, la 25enne uccisa a coltellate il 31 marzo scorso a Messina.
Argentino, attualmente in carcere, è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione. Il giovane ha confessato il delitto, ma la sua difesa ha annunciato l’intenzione di procedere con una perizia psichiatrica per accertare le condizioni mentali del ragazzo al momento dell’omicidio.
Una decisione accolta con fermezza dalla parte civile: “Stefano Argentino era lucido – ha dichiarato La Torre all’Adnkronos – non ha nulla di psichiatrico. È una strategia che ci aspettavamo, ricorrente nei casi di femminicidio, soprattutto dopo una confessione, con lo scopo di ottenere sconti di pena. Le perizie psichiatriche sembrano ormai la panacea di tutti i mali”.
Ma l’avvocato Cultrera respinge con decisione questa interpretazione: “Anche la costituzione di parte civile è una mossa prevedibile, ma legittima. Allo stesso modo, chiedere una valutazione psichiatrica rientra nelle garanzie previste dal nostro ordinamento. Spingersi a tanto, a un gesto tanto ingiustificabile, non può non avere alle spalle un disagio. Nel 2025 non si può ignorare il ruolo delle neuroscienze. È doveroso verificare con strumenti tecnici e scientifici lo stato psichico dell’indagato prima, durante e dopo il fatto”.
Il legale precisa che non si tratta di un tentativo per evitare una condanna, ma della necessità di chiarire a fondo ogni aspetto, anche psicologico, della vicenda: “Questa difesa non si sostituisce ai consulenti del giudice. Chiediamo una perizia proprio per avere un riscontro tecnico sulla lucidità, o meno, dell’indagato”.
La famiglia della vittima, attraverso il proprio legale, ribadisce invece la convinzione che Argentino abbia agito con piena coscienza: “Non temiamo nulla. Siamo certi che la giustizia farà il suo corso. Dopo l’omicidio ha nascosto l’arma – che non è ancora stata trovata – e si sarebbe disfatto del giubbotto sporco di sangue. Questi sono comportamenti che indicano piena lucidità”, ha commentato La Torre.
Anche su questo punto arriva la controreplica dell’avvocato Cultrera: “Che l’arma sia stata occultata – presumibilmente un coltello – è una delle ipotesi, ma non rappresenta una svolta decisiva. Il mio assistito è reo confesso: il ritrovamento o meno dell’arma ha poco peso ai fini probatori. I processi si celebrano nelle aule di giustizia, non sui media. In passato ho difeso le vittime di femminicidio e conosco bene il dolore e la delicatezza di queste vicende. Ma proprio per questo, occorre rispettare le regole del processo in ogni sua fase”.
Il caso ha scosso profondamente l’opinione pubblica e la comunità messinese. Il processo dovrà ora stabilire non solo le responsabilità, ma anche le eventuali condizioni psichiche di Argentino, in un quadro giudiziario e umano che si conferma estremamente complesso.