Una vicenda che ha sollevato polemiche e domande sulla trasparenza e sull’etica pubblica. La sentenza del Tar di Napoli, emessa l’8 maggio, ha imposto all’Università Federico II di fornire, entro trenta giorni, tutte le informazioni relative alle consulenze che Gaetano Manfredi ha attivato con soggetti pubblici e privati durante il suo mandato da rettore. Questi incarichi sono stati al centro di un procedimento della Corte dei Conti, che ha accusato l’ex rettore di danno erariale per un importo di 763mila euro, a fronte del quale Manfredi ha patteggiato restituendo 210mila euro. Secondo la Corte, queste consulenze erano incompatibili con il suo ruolo pubblico di rettore.
Subito dopo la sentenza della Corte dei Conti, tre consiglieri municipali — Giuseppe Renato De Stasio, Thomas Adolf Straus e Carmine Stabile — avevano richiesto all’Ateneo di rendere noti i soggetti con cui Manfredi aveva intrattenuto rapporti lavorativi, sollevando anche il dubbio se fosse stato aperto un procedimento disciplinare a suo carico. Tuttavia, l’Università aveva inizialmente risposto che tali informazioni erano coperte dalla privacy e che non risultavano procedimenti disciplinari in corso.
Di fronte al rifiuto di fornire le informazioni, i consiglieri hanno presentato un ricorso al Tar. La risposta del tribunale, che ha accolto il ricorso, ha imposto all’Ateneo di comunicare i dettagli delle consulenze ricevute da Manfredi, mettendo sotto pressione la Federico II per rispettare l’ordine. La scadenza per la consegna delle informazioni è fissata al 7 giugno.
La sentenza del Tar ha suscitato dure reazioni, in particolare da parte dell’ex sindaco Luigi de Magistris, che ha criticato apertamente l’amministrazione di Manfredi. Secondo de Magistris, la vicenda rappresenta un grave caso di mancanza di trasparenza, specialmente in una città che dovrebbe fare della chiarezza e della buona amministrazione una priorità.
“È indicativo che sia stato necessario ricorrere al Tar per avere risposte da parte dell’Università Federico II, che si è trincerata dietro la privacy. La città ha il diritto di sapere chi ha beneficiato di consulenze con Manfredi durante i suoi ruoli pubblici e quale impatto queste possano aver avuto sulla gestione dell’amministrazione”, ha dichiarato de Magistris.
De Magistris ha sollevato anche la questione del conflitto di interessi. “Possono esserci soggetti privati con cui le amministrazioni pubbliche potrebbero avere rapporti, e questo potrebbe creare situazioni di conflitto”, ha spiegato l’ex sindaco. L’interrogativo riguarda soprattutto il periodo in cui Manfredi ricopriva il ruolo di rettore e, successivamente, come ministro dell’Università e della Ricerca. Ma la questione non si limita al passato: anche ora, come sindaco di Napoli, Manfredi potrebbe trovarsi a gestire situazioni che potrebbero essere influenzate dai suoi legami professionali passati.
A preoccupare è anche il fatto che non sia stato avviato alcun procedimento disciplinare da parte dell’Università Federico II, nonostante Manfredi abbia ricoperto il ruolo di rettore durante gran parte delle consulenze sotto esame. La trasparenza in merito a questa mancanza diventa cruciale per stabilire se l’ente abbia agito correttamente nell’evitare conflitti d’interesse.
Alla richiesta di commentare la sentenza del Tar e i sospetti di conflitto di interessi, lo staff del sindaco Manfredi ha risposto con una dichiarazione scritta: “No, nessuna”, negando qualsiasi preoccupazione riguardo la vicenda delle consulenze e il potenziale conflitto di interessi. La risposta, seppur concisa, non ha dissipato completamente i dubbi sollevati dai consiglieri e dagli oppositori.