Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso ad Alberto Stasi la semilibertà. Il 41enne, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi – avvenuto a Garlasco nel 2007 – potrà ora trascorrere parte della giornata fuori dalla casa circondariale di Bollate, non solo per motivi di lavoro ma anche per partecipare ad attività finalizzate al suo reinserimento sociale.
La decisione dei giudici arriva nonostante il parere contrario espresso dalla Procura Generale, che aveva sollevato perplessità legate alla recente intervista rilasciata da Stasi al programma televisivo Le Iene. L’intervista, andata in onda lo scorso 30 marzo, era stata registrata durante un permesso premio, ma – secondo la Procura – sarebbe mancata un’autorizzazione formale per la partecipazione al colloquio televisivo.
A chiarire la situazione è stato Giorgio Leggieri, direttore della casa circondariale di Bollate: “L’intervista è stata registrata il 22 marzo 2025 durante un permesso premio e non si sono riscontrate infrazioni alle prescrizioni”. Stasi, da tempo, lavora all’esterno del carcere come contabile e la concessione della semilibertà rappresenta un ulteriore passo verso la conclusione della sua pena, ormai prossima al termine.
La semilibertà, regolata dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario, consente al condannato di uscire durante il giorno per svolgere attività lavorative, formative o utili al reinserimento, con l’obbligo di rientrare la sera nell’istituto penitenziario. Il programma di trattamento è supervisionato dal direttore del carcere.
Intanto, le indagini sul delitto di Garlasco sono state riaperte. A marzo è stato notificato un avviso di garanzia ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già in passato indagato ma poi prosciolto. La Procura di Pavia ipotizza ora un omicidio in concorso e ha disposto nuovi accertamenti tecnici su alcuni reperti mai analizzati geneticamente o che avevano dato risultati inconcludenti. Le nuove indagini si avvalgono di tecnologie più avanzate e potrebbero aprire scenari inediti su uno dei casi di cronaca più discussi degli ultimi vent’anni.