Schiavi e animali venivano rinchiusi al buio insieme e sfruttati per macinare il grano. Un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce. E nel pavimento c’erano intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati. Si tratta del panificio-prigione venuto alla luce negli scavi di Pompei. Il mulino-panificio prigione ritrovato va a confermare anche quanto raccontato dallo scrittore latino Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., autore delle Metamorfosi o dell’Asino d’oro. Nel libro IX 11-13, infatti, Apuleio narra l’esperienza del protagonista Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio. Il racconto traccia quindi uno spaccato del lavoro massacrante a cui erano sottoposti uomini, donne e animali negli antichi mulini-panifici. Inoltre in uno degli ambienti del panificio, erano già emerse nei mesi scorsi tre vittime, a conferma che la dimora non fosse disabitata. Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ne ha parlato in un articolo scientifico scritto a più mani pubblicato oggi sull’E-Journal degli scavi di Pompei.