Proseguono senza sosta le indagini sul caso di Pietro, il neonato di appena nove mesi ricoverato in coma all’ospedale Santobono di Napoli, con lesioni multiple e gravi che lasciano presagire un quadro di violenze reiterate nel tempo. Le condizioni del piccolo restano critiche, mentre la Procura della Repubblica di Lagonegro cerca di far luce su quanto accaduto, tra interrogatori, accertamenti tecnici e massima riservatezza.
Nella giornata di oggi, presso la caserma dei Carabinieri di Vibonati, si è svolto un nuovo ciclo di interrogatori disposti dagli inquirenti. Tra le persone sentite ancora una volta figura la madre del piccolo, già ascoltata nei giorni scorsi come persona informata sui fatti. Al centro delle domande, alcune sue precedenti dichiarazioni considerate contraddittorie dagli investigatori.
Il punto focale dell’indagine resta un arco temporale ben preciso: un’ora durante la quale il bambino sarebbe rimasto da solo in casa con il compagno della madre. Un dettaglio ritenuto cruciale, su cui si stanno concentrando le verifiche degli inquirenti.
Secondo quanto emerso finora dalle analisi mediche, le gravi lesioni riportate da Pietro non sembrerebbero frutto di un unico episodio traumatico. Il bambino presenta fratture alla testa, al collo, al femore e alle costole, riconducibili – secondo i medici – a momenti differenti nel tempo.
Una complessità che rende l’attività investigativa ancora più delicata. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della Compagnia di Sapri, sotto il coordinamento della Procura di Lagonegro, che mantiene il più stretto riserbo.
Al momento, gli accertamenti si concentrano sulla madre e sull’attuale compagno convivente. Il padre biologico del bambino, invece, risulta estraneo ai fatti e non coinvolto in alcuna ipotesi di reato.
Intanto, le condizioni di salute del piccolo Pietro continuano a destare forte preoccupazione. Dopo il trasferimento d’urgenza all’ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli, il neonato è stato sottoposto a un delicato intervento di decompressione cranica per ridurre un esteso edema cerebrale.
“Le lesioni cerebrali sono recenti e compatibili con un trauma avvenuto nel tardo pomeriggio del giorno precedente al ricovero”, ha spiegato il professor Giuseppe Cinalli, primario di neurochirurgia. “La frattura del femore appare precedente, mentre quelle costali sembrano ancora più datate. Si tratta di traumi diretti: ogni minuto può essere decisivo per la vita del bambino”.
Nei giorni scorsi, la giovane madre di Pietro – 25 anni – ha affidato a un post su Facebook il suo sfogo, sollevando interrogativi su un presunto caso di malasanità. “Perché non è stato approfondito in ospedale quando ho portato mio figlio il 28 maggio? Perché mi è stato mandato a casa con un semplice antibiotico?”, ha scritto la donna, chiedendo rispetto per il dolore della sua famiglia.
La donna vive a Villammare, frazione costiera di Vibonati, insieme ai due figli – Pietro e un fratellino di 4 anni – e al suo compagno.