NAPOLI. Un’altra aggressione ai danni di medici mentre stanno operando: l’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate annuncia, grazie al supporto di Napolitoday, la testimonianza di un’infermiera. Ecco ciò che racconta:
“Sono un’infermiera e lavoro al pronto soccorso del Santobono e sono qui per raccontarvi dell’ennesima aggressione accaduta ieri pomeriggio al pronto soccorso. La signora, se così può essere definita, giunge come secondo accesso al nostro pronto soccorso nel giro di circa 3 giorni, la prima volta viene dimessa con diagnosi di gastroenterite e va a casa con una cura da dover fare, ieri giunge inviata dal pediatra di famiglia che, senza visitare il bambino, a telefono prescrive una radiografia del torace perché il bambino aveva tosse”.
Il pediatra poi invia la signora con una diagnosi di polmonite e per un ricovero urgente. L’infermiera quindi registra il bambino e gli somministra del paracetamolo, in quanto aveva dei valori termici un po’ alti. La stessa sanitaria poi verifica il codice del bambino, in questo caso verde, poi dice alla donna che il pediatra dovrebbe prima verificare le condizioni del figlio prima di inviarlo al Santobono. La radiografia infatti non parlava di polmonite, e che, salvo codici critici, per questo genere di casi c’era una coda di 32 pazienti.
A questo punto, stando al racconto, la donna inizia ad innervosirsi. Prima si altera perché voleva la priorità rispetto ad altri bambini, poi subentrano altri familiari e, col loro supporto, scatta l’aggressione all’infermiera. Minacce di morte, aggressioni verbali ed anche fisiche. La polizia, avvertita solo qualche minuto prima, arriva in tempo per bloccare la situazione prima che degenerasse, poi scatta la denuncia d’ufficio.
L’infermiera infine dice: “Siamo professionisti, vogliamo svolgere il nostro lavoro in maniera professionale ma così non ci viene permesso di farlo. Chiediamo ancora una volta di essere tutelati, chiediamo per l’ennesima volta la presenza di un drappello della polizia di pomeriggio e notte, chiediamo ancora una volta di essere rispettati!!”.
Ricapitolando, il tutto nasce perché il pediatra avrebbe mandato il bambino all’ospedale senza una vera e propria verifica anticipata, impropriamente, e il che avrebbe spaventato la genitrice ed i suoi parenti.