“Cittadini di Israele, siamo in guerra. Non è un’operazione, non è un’escalation, è guerra”. Sono queste le prime parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’attacco su larga scala lanciato da Hamas contro lo Stato ebraico. In Israele le sirene di allarme hanno cominciato a suonare prima dell’alba di sabato 7 ottobre in quasi tutto il territorio, anche a Gerusalemme. Uomini di Hamas – che parla di “giorno della grande rivoluzione” – si sono infiltrati in Israele da Gaza. Come risposta, Israele ha lanciato la controffensiva. Il bilancio delle vittime è pesantissimo e si aggrava di ora in ora.
Nel sud di Israele sono stati segnalati attacchi in diverse aree. Si tratta di “un’operazione combinata” hanno riferito le forze di sicurezza israeliane (Idf). Militanti palestinesi avrebbero preso in ostaggio alcune persone.
Il comandante militare di Hamas Mohammad Deif ha dichiarato l’inizio di una “operazione militare” il cui obiettivo è porre fine alle “violazioni” israeliane. Il movimento palestinese ha “colpito obiettivi del nemico, aeroporti e postazioni militari con 5.000 razzi” ha spiegato in una breve dichiarazione registrata. Colpita anche Tel Aviv.