Scoppia la polemica intorno al Museo Diocesano di Napoli, una delle realtà culturali più prestigiose del Mezzogiorno. La Curia ha deciso di non rinnovare il contratto di locazione, dal canone simbolico di 247 euro mensili, rifiutando anche la proposta di rinnovo avanzata dalla Prefettura. A denunciare la vicenda sono i lavoratori della struttura, attraverso una nota ufficiale dai toni duri e allarmati: “È un tentativo di cacciarci dai locali – scrivono – nonostante anni di attività culturale che ha dato lavoro a decine di persone”.
Secondo quanto riportato, la gestione uscente avrebbe trasformato il museo in un punto di riferimento per l’arte e la cultura, ospitando negli anni opere di Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Antonello da Messina e Bruegel. Un percorso virtuoso, riconosciuto anche da istituzioni come il FEC (Fondo Edifici di Culto) e il Ministero della Cultura, nonché dal cardinale Battaglia stesso, che più volte avrebbe espresso pubblicamente apprezzamento per il lavoro svolto.
“Un attacco improvviso e immotivato”, si legge nel comunicato del Museo Diocesano, che punta il dito anche contro uno dei principali collaboratori del cardinale, don Antonio Loffredo, figura nota per il suo impegno nel quartiere Sanità attraverso iniziative culturali. Secondo i lavoratori, la mancata proroga del contratto rientrerebbe in una logica che mira a “favorire soggetti non qualificati e competenti”, a discapito delle professionalità attualmente impiegate e di una rete consolidata di collaborazioni con università, guide turistiche, fondazioni culturali e organizzatori di eventi.
La protesta si traduce in un appello aperto a istituzioni e cittadinanza: “Chiediamo il sostegno del sindaco, del presidente della Regione, dei rettori universitari, dei rappresentanti del Governo e del mondo della cultura – scrivono i lavoratori – per difendere non solo i posti di lavoro, ma la dignità di una realtà costruita con anni di impegno e sacrifici. Non possiamo permettere che il Museo Diocesano e Donnaregina Nuova vengano cancellati così, dall’oggi al domani”.
In corso anche una mostra promossa da una importante fondazione del Nord Italia, mentre numerosi eventi – tra cui concerti, convegni e visite guidate – sono già programmati nelle prossime settimane.
Il timore più forte è che, dietro la decisione della Curia, ci siano logiche diverse da quelle culturali e professionali: “Si mortificano le competenze – si legge ancora – per lasciare spazio alle peggiori derive populiste e pauperiste. Il museo, fondato dal cardinale Sepe, merita un destino migliore”.
In attesa di risposte ufficiali dalla Curia, cresce la mobilitazione in città a difesa di uno dei luoghi simbolo della cultura partenopea.