In un clima di profondo sconforto, due residenti della provincia di Napoli, condividono la loro testimonianza su una situazione che li vede costretti a lasciare le proprie abitazioni entro pochi giorni. La loro storia è simile a quella di centinaia di famiglie italiane che hanno costruito case abusive in aree non destinate all’edificazione, ma dove lo Stato, sostengono, non ha mai realizzato sufficienti alloggi popolari per la comunità locale. Queste costruzioni, considerate fuori legge, oggi rischiano la demolizione a causa di ordini giudiziari che, per i residenti, rappresentano una minaccia alla stabilità e sicurezza familiare.
I due, raccontano di aver costruito le proprie abitazioni negli anni ‘90, con sacrifici finanziari e lavorativi, in un contesto di mancanza di alternative abitative. Sottolineano come, a quel tempo, lo Stato non abbia offerto sostegni o progetti di edilizia popolare nella zona, inducendoli a realizzare abitazioni su terreni di loro proprietà. La scelta, descritta come una necessità piuttosto che un lusso, è stata motivata dal desiderio di offrire una casa sicura ai propri figli e nipoti. Per loro, questa costruzione rappresentava non solo un tetto, ma anche un simbolo di stabilità e dedizione familiare.
I residenti esprimono sentimenti di ingiustizia e frustrazione verso le istituzioni, che percepiscono come distanti e insensibili. A loro avviso, il sistema giudiziario agisce con severità verso famiglie italiane comuni, mentre, sostengono, altri gruppi sociali riceverebbero agevolazioni. Sottolineano come nel 2017 abbiano anche ottenuto pareri favorevoli dalla Sovrintendenza per la regolarizzazione delle loro case, ma ora vedono questi sforzi vanificati dalle ordinanze di demolizione imminenti.
Questi cittadini si sentono abbandonati, chiedendosi dove potranno vivere e temendo di ritrovarsi senza casa da un giorno all’altro. Hanno intrapreso ricorsi legali, ma i tempi della giustizia, dicono, non sono stati sufficienti a fermare l’azione esecutiva. Con la data di demolizione imminente, l’appello è rivolto alle istituzioni e alla comunità affinché ci sia un ripensamento o almeno un sostegno per chi, oggi, teme di perdere tutto senza alternative.