Tre persone, due di Napoli e una di Catania, sono state arrestate dalla Polizia di Stato perché ritenute tra gli autori di un furto di medicinali oncologici di ingente valore, circa 500.000 euro, avvenuto nell’ospedale Garibaldi Nesima a Catania il 23 giugno scorso.
Gli arresti sono stati compiuti il 19 dicembre scorso ma sono stati resi noti nelle ultime ore. All’operazione ha contribuito la Squadra Mobile di Napoli. Gli arrestati sono Antonio Ferlito, di 66 anni, Arturo De Rosa, di 56, e Armando Strino, di 61 anni, il primo di Catania e gli altri due di Napoli.
Gli agenti su disposizione della Procura Distrettuale di Catania, hanno eseguito una ordinanza emessa dal Gip di Catania in relazione al reato di furto aggravato in concorso. Secondo quanto accertato i malviventi si sarebbero avvalsi di un basista locale che gli avrebbe offerto supporto logistico dal momento del loro arrivo nel capoluogo etneo e fino alla loro partenza da Catania.
L’irruzione era stata ripresa dalle telecamere dell’ospedale. Nelle immagini si vede il furgone bianco dei criminali che arriva davanti al reparto. Sono in cinque, tutti col volto coperto, per fare luce usano delle torce. Il raid dura una manciata di secondi: il tempo di individuare il frigorifero, infilare i farmaci costosissimi in sacchetti della spazzatura e subito dopo la fuga. É verosimile che abbiano agito a colpo sicuro, che non solo sapessero della posizione del deposito ma che, probabilmente grazie all’appoggio sul posto, conoscessero anche il modo di arrivare al reparto senza essere scoperti.
La Squadra Mobile di Catania è arrivata al terzetto con un meticoloso lavoro di indagine basato sulla ricostruzione dei loro spostamenti: una volta individuato il furgone usato per il furto, gli investigatori della Sezione Reati contro il Patrimonio – Squadra Antirapina hanno esaminato tonnellate di materiale, tra video delle telecamere di sorveglianza e dati estrapolati dai lettori ottici di targhe, per tracciare il percorso che i componenti della banda avevano fatto dopo aver lasciato l’ospedale. Li hanno così “seguiti” fino al traghetto, allo sbarco in Calabria e fino a Napoli, dove per il prosieguo degli accertamenti, e per l’individuazione dei due, si sono avvalsi del supporto degli omologhi della Squadra Mobile della Questura di Napoli.
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