Ancora una movimentata perquisizione nel carcere di Poggioreale a Napoli, il carcere più affollato della Nazione con 2.103 detenuti presenti. “Nonostante le mille difficoltà legate ad un grave sovraffollamento continuano le attività di perquisizione presso la Casa circondariale di Poggioreale. Da tempo la Direzione nella persona del dott. Carlo Berdini e il Comandante di Reparto Gaetano Diglio avevano richiesto al PRAP il supporto del nucleo cinofilo al fine di svolgere attività finalizzate a contrastare lo spaccio di droga all’interno del carcere di Poggioreale”, spiega Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “L’attività è stata coordinata anche dal grande supporto del vicecomandante di Reparto (dirigente di Polizia Penitenziaria Savina D’Ambrosio) che ha permesso al personale di Polizia Penitenziario, affiancato dal cane Airon , di perquisire il reparto Milano del carcere trovando quantitativi di droga (hascisc e cocaina ) già pronti per essere spacciati nel carcere”. “Un plauso alla Polizia Penitenziaria di Poggioreale per l’attenta ed accurata perquisizione fatta con successo, ma il SAPPE rinnova la richiesta al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria interventi concreti per migliorare l’operatività del Reparto di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica anche per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”, conclude la sindacalista del SAPPE.
“Il rinvenimento è avvenuto – spiega Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE – grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio. Questi episodi, oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e le elevate doti professionali del Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Poggioreale ci ricordano che il primo compito della Polizia Penitenziaria è e rimane quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Tutti possono immaginare quali e quante conseguenze avrebbe potuto causare l’introduzione di droga in un carcere”. Il SAPPE evidenzia che “dai dati in nostro possesso sappiamo che il 25% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su quattro, ha problemi di droga. Nelle carceri della Campania, e segnatamente a Poggioreale, questa percentuale sui tossicodipendenti ristretti in carcere sale oltre il 30%, ossia un detenuto su tre ha dipendenza da droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per se cosi problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento. Ma, nel contempo, va stroncato con fermezza ogni tentativo illecito di introdurre e far circolare droga in carcere e va punito severamente chi se ne rende responsabile”.