Le indagini sull’omicidio di Andrea Covelli, giovane torturato e ucciso brutalmente a
Pianura, hanno portato a un’ordinanza cautelare che svela nuovi inquietanti dettagli sulle attività del clan Marsicano. L’inchiesta, culminata nell’arresto di 15 persone, evidenzia la violenza e il controllo esercitati dal boss Emanuele Marsicano, anche dal carcere.
LE MINACCE DEL BOSS DAL
CARCERE
Nelle intercettazioni emerge la spietatezza di Marsicano, che non esita a minacciare i suoi stessi affiliati per assicurarsi l’obbedienza:
“Se non mantenete la mia linea, quando esco da qui vi ammazzo tutti. Farò Pianura come Baghdad”. Il boss, incarcerato, ha continuato a impartire ordini per mantenere il dominio del clan sul territorio, minacciando ritorsioni mortali contro chiunque si opponesse. L’OBIETTIVO: IL GIORNALISTA PINO
GRAZIOLI
Tra le vittime designate dalla furia di Marsicano c’è anche il giornalista Pino
Grazioli, accusato di aver condiviso sui social contenuti che collegavano il clan all’omicidio di Covelli. Secondo il boss, Grazioli avrebbe “osato troppo” e andava punito in modo esemplare. “Lo devo spremere come un limone”, avrebbe detto
Marsicano, aggiungendo minacciosamente:
“Questa volta non lo butto nella selva”. Le minacce sono state registrate nell’ambito delle indagini della Squadra Mobile e hanno spinto le autorità a rafforzare le misure di sicurezza intorno al giornalista.
UN CONTESTO DI SANGUE E FAIDE
CRIMINALI
Andrea Covelli, vittima dell’omicidio, non era affiliato al clan Marsicano ma aveva legami familiari con il gruppo rivale Carillo-Perfetto, scatenando una vendetta trasversale. La sua tragica fine rappresenta solo uno dei capitoli più violenti di una faida criminale che ha sconvolto il quartiere Pianura. L’operazione delle forze dell’ordine ha portato a 15 arresti, rivelando la struttura organizzativa del clan Marsicano e il potere esercitato dal boss anche in detenzione. Le indagini proseguono per disarticolare ulteriormente il gruppo e garantire giustizia per le vittime innocenti come Andrea Covelli.
GRAZIOLI: “NON MI FERMERANNO”
Pino Grazioli, noto per le sue denunce contro la criminalità organizzata, ha dichiarato che non si lascerà intimidire: “Continuerò a fare il mio lavoro, queste minacce non fermeranno la mia lotta per la verità”.
Tuttavia, le parole del boss sottolineano ancora una volta i rischi affrontati da chi sfida apertamente i clan.