Continuano gli eventi critici negli istituti penitenziari campani.
La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPe, per voce del Segretario regionale della Campania Tiziana Guacci, che informa “nella giornata di ieri un detenuto, che già qualche giorno fa aveva posto in essere atti di autolesionismo, è morto nella propria cella, probabilmente per un arresto cardiaco; a nulla sono servite le cure del 118 immediatamente giunto sul posto. Il detenuto in questione rifiutava le cure mediche ed il giorno precedente aveva firmato le sue dimissioni dall’ospedale. Ogni giorno si contano gli eventi critici nelle carceri campane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dai vertici dell’amministrazione Penitenziaria”.
“Il pur tempestivo intervento dei sanitari e dei nostri Agenti di Polizia Penitenziaria di servizio non ha purtroppo impedito la morte del detenuto”, commenta Donato Capece, segretario generale SAPPE, che evidenzia come “la situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante. Secondo un rapporto su “Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere” del Comitato Nazionale per la Bioetica, osservando le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, al primo posto troviamo la dipendenza da sostanze psicoattive (23,6), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%)”.
“Le carceri, dunque, assomigliano sempre più a “moderni lazzaretti” di manzoniana memoria”, conclude Capece. “Ed allora va detto una volta di più, con chiarezza e fermezza, che la tutela e la sicurezza del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti detentivi devono sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che le donne e gli uomini del Corpo svolgono una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti: e ciò rafforza la denunzia di cui da sempre il SAPPE si fa portatore in ogni contesto istituzionale (ovvero, proprio la trasfigurazione in moderni lazzaretti che hanno assunto, ormai da molti anni, le nostre carceri per