Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, è tornato a parlare pubblicamente del suo caso durante la puntata speciale di Belve Crime, intervistato da Francesca Fagnani. Un passaggio in particolare ha fatto molto discutere: “Ignoto 1 non posso essere io”, ha detto Bossetti, “e potrò dimostrarlo solo se mi verrà concessa la possibilità di fare nuove analisi, come si deve”.
Il punto è proprio questo: quelle analisi non potranno più essere ripetute.
La difesa di Bossetti da tempo chiede di poter rifare gli esami genetici sul DNA trovato sui vestiti di Yara. Per loro, ci sono dubbi importanti da chiarire. Ma i giudici sono stati chiari: non esistono più le condizioni tecniche e legali per replicare quei test. Questo non significa che le analisi originarie non siano valide, ma semplicemente che non c’è più materiale utile da riesaminare.
Inizialmente i reperti biologici furono conservati correttamente, a -80 °C. Ma durante un trasferimento in un deposito giudiziario, restarono per 12 giorni a temperatura ambiente, danneggiando irreversibilmente i campioni. Non è una teoria: è un fatto riportato anche nelle carte processuali. E se il DNA è deteriorato, non può più essere analizzato con affidabilità.
Bossetti e i suoi legali sostengono di non aver mai avuto accesso diretto a tutti i reperti e di non aver potuto nominare per tempo i loro consulenti tecnici per assistere alle analisi. Una parte del materiale è stata distrutta durante le analisi stesse, l’altra è troppo degradata per essere utile.
Nel frattempo, la legge italiana classifica le analisi genetiche tra gli atti irripetibili: una volta fatti, valgono per sempre. E questo è il nodo più difficile da sciogliere. Anche se la scienza evolvesse, anche se ci fossero nuove tecnologie in grado di leggere DNA altamente compromesso, la procedura giudiziaria non consentirebbe comunque di riaprire tutto da capo solo per rifare quei test.
La difesa continua a parlare di “anomalie”: 104 analisi effettuate, 71 favorevoli alla tesi dell’accusa, 33 ritenute non interpretabili. Inoltre, il DNA nucleare di Bossetti è stato rinvenuto, ma quello mitocondriale, che avrebbe potuto confermare con certezza la corrispondenza, non c’era. Questo ha alimentato i sospetti di una possibile contaminazione o di un errore di interpretazione.
Per la Cassazione non ci sono dubbi: il DNA trovato è suo. Il processo si è concluso con tre gradi di giudizio e una sentenza definitiva. Bossetti è in carcere dal 2014 e continuerà a proclamarsi innocente, ma non potrà contare su una nuova analisi per ribaltare la verità giudiziaria.