Un team di ricerca internazionale ha rilevato la presenza di isotopi radioattivi di plutonio e cesio nella polvere del Sahara che ha raggiunto l’Europa. L’analisi ha permesso di identificare con precisione la fonte di questa contaminazione, sollevando interrogativi sulla persistenza di residui radioattivi nell’ambiente.
Gli scienziati hanno confermato che i radionuclidi individuati sono riconducibili a test nucleari condotti nel XX secolo. In particolare, si tratta di tracce residue delle esplosioni nucleari atmosferiche effettuate tra gli anni ’50 e ’60, soprattutto nel deserto del Sahara, quando la Francia condusse esperimenti atomici nell’allora Algeria francese.
Il vento sahariano, noto per trasportare polveri sottili fino al continente europeo, ha portato con sé queste particelle radioattive, che si sono depositate su diversi paesi sotto forma di precipitazioni. Sebbene le concentrazioni rilevate siano molto basse e non rappresentino un rischio immediato per la salute, lo studio evidenzia come i residui della corsa agli armamenti nucleari siano ancora oggi presenti nell’ambiente.
La scoperta solleva questioni ambientali e politiche sull’eredità delle sperimentazioni nucleari del passato. Gli esperti sottolineano l’importanza di monitorare costantemente la radioattività atmosferica e di studiare l’impatto a lungo termine di queste particelle sulla salute umana e sull’ecosistema.