Una serie di fuochi d’artificio esplosi nel tardo pomeriggio e post celebrativi apparsi sui social hanno segnato, a Ponticelli, la reazione alla notizia dell’assoluzione di Marco De Micco, presunto capoclan dell’omonimo gruppo camorristico attivo nella zona orientale di Napoli. Il provvedimento di assoluzione ha riguardato anche gli altri quattro imputati nel processo per l’omicidio di Carmine D’Onofrio, avvenuto nell’ottobre 2021.
Secondo fonti locali, i fuochi sono stati lanciati intorno alle ore 18 in diverse aree del quartiere, alcune delle quali considerate storicamente legate alla presenza del clan. Le esplosioni, durate diversi minuti, non hanno avuto rivendicazioni ufficiali ma sono apparse tutt’altro che casuali, soprattutto alla luce della concomitante diffusione sui social di immagini e messaggi celebrativi. In uno dei post, è stata pubblicata la foto di uno degli imputati durante un colloquio in carcere, accompagnata dalla frase “Ci vediamo presto”; in un altro, un parente di De Micco ha condiviso l’immagine di un gangster con la scritta in spagnolo: “La pazienza è la virtù dei forti”.
La sentenza di assoluzione, pronunciata con la formula “per non aver commesso il fatto”, ha coinvolto oltre a Marco De Micco – soprannominato “Bodo” – anche Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Ferdinando Viscovo e Giuseppe Russo Junior. I cinque erano stati accusati di aver partecipato all’agguato costato la vita a Carmine D’Onofrio, 23 anni, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, esponente dell’omonimo clan rivale. La vittima era stata colpita a morte mentre si trovava vicino alla propria abitazione, sotto gli occhi della compagna incinta all’ottavo mese.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il movente dell’agguato sarebbe stato legato alla presunta responsabilità di D’Onofrio in un atto intimidatorio avvenuto pochi giorni prima: una bomba fatta esplodere davanti all’abitazione di Marco De Micco. I cinque imputati hanno sempre negato il proprio coinvolgimento, sostenendo che le intercettazioni a loro carico fossero frutto di un equivoco.
L’assoluzione ha suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato la sentenza rappresenta la chiusura di un procedimento giudiziario complesso, dall’altro la celebrazione pubblica dell’evento – con toni che rievocano simboli e linguaggi dell’universo criminale – ha riacceso l’attenzione sulla pervasività della camorra in alcune aree della città e sull’efficacia delle politiche di contrasto sociale e culturale nei quartieri ad alta densità criminale.
Le autorità sono ora al lavoro per monitorare eventuali sviluppi, in particolare rispetto alla diffusione di messaggi inneggianti alla criminalità organizzata e al rischio di nuove tensioni tra clan rivali nella zona orientale di Napoli.