Il ragazzo di 17 anni, del quartiere napoletano di Barra, accusato dell’uccisione di un giovanissimo di 19 anni nel corso di una sparatoria, a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli), era stato da poco scarcerato dall’istituto penale minorile di Nisida. Uno dei 5.067 detenuti al di sotto dei 25 anni – con un incremento di quasi 1.800 unità in un anno – che si trovano oggi in carcere e che vivono la sua stessa sorte di formazione nella “scuola del crimine”.
Così il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per
il quale questa vicenda che ha coinvolto l’opinione pubblica tutta italiana e non solo
napoletana dovrebbe diventare il nuovo “campanello d’allarme” sulla situazione dei minori e dei giovanissimi negli Ipm e nelle carceri. Non c’è nessuna opportunità di rieducazione sociale. Anzi una volta usciti i ragazzi formati dal “mito Gomorra” per emulare i più grandi e scalare le gerarchie dei clan commettono reati gravissimi sino ad uccidere. Tutto questo accade mentre – aggiunge Di Giacomo – il Dipartimento per la Giustizia Minorile sta pensando all’apertura o la riapertura di nuovi istituti. Quattro sarebbero stati già individuati a Rovigo, L’Aquila, Lecce e Santa Maria Capua Vetere. Una soluzione che se “tampona” il sovraffollamento offre nuova manovalanza alla “scuola del crimine”. Quanto ai nuovi ingressi di giovanissimi negli istituti, nonostante le timide smentite del Ministero, è chiaramente l’effetto del decreto Caivano che dalla data di prima applicazione ha visto crescere, sino al 150%, gli ingressi negli istituti per minori, toccando una quota che ha sfiorato i 900 giovanissimi. I risultati sono stati i noti diffusi comportamenti violenti, emulando quelli dei”grandi”, con incendi in cella e suppellettili, rivolte e tentativi di aggressione al personale penitenziario che, in più occasioni, rischiando la propria vita, ha salvato detenuti dalle fiamme. Adesso con l’apertura o riapertura di quattro Ipm – continua Di Giacomo – innanzitutto nessuno spiega quale personale aggiuntivo sarà destinato ai nuovi servizi con il rischio reale di sottrarre personale, già fortemente insufficiente, ai 17 Ipm esistenti. Per noi –dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse.
Sarebbe troppo facile estendere la platea di minori perseguibili. Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Se è utile ed importante soprattutto per le famiglie e gli educatori della scuola capire un fenomeno in forte crescita e diffusione lo è altrettanto –afferma – interrogarsi su cosa fare per la rieducazione dei giovanissimi autori di reati, perché un elemento credo sia da tutti condiviso: l’attuale sistema carcerario per minori non serve a nulla. Anzi il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una “carriera criminale”passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni.