GRUMO NEVANO (NA) – Sono stati condannati alla pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione Francesco Pio De Santis, classe 2000, e Patrizio De Felice, classe 1988, per la clamorosa rapina da quasi 7 milioni di euro compiuta ai danni della filiale BPER di Grumo Nevano. I due imputati, difesi di fiducia dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Luigi Poziello e Giuseppe Annunziata, hanno scelto il rito abbreviato. La pena, secondo quanto stabilito dal GUP del Tribunale di Napoli Nord, potrebbe essere ridotta a 4 anni e 5 mesi se i condannati decidessero di non impugnare la sentenza in appello.
L’accusa era pesantissima: rapina pluriaggravata in concorso e sequestro di persona. Le vittime del reato, presenti in aula, si sono costituite parte civile.
La rapina, messa a segno con una tecnica tanto spettacolare quanto inquietante, ha avuto i contorni di un’operazione cinematografica. I malviventi sono sbucati dal pavimento della banca dopo aver scavato per giorni nelle fogne, in perfetto stile “colpo del secolo”. Una volta all’interno dell’istituto di credito, hanno sequestrato 19 persone, fra dipendenti e clienti, terrorizzandole per oltre due ore.
Con calma glaciale, i rapinatori hanno avuto tutto il tempo necessario per svuotare le cassette di sicurezza del caveau, portando via denaro contante, oro, gioielli e oggetti di valore. Non si sono fatti mancare neanche i soldi presenti nei distributori bancomat della filiale. Una volta completata l’operazione, hanno creato un varco nel muro, approfittando dell’orario della pausa pranzo per far perdere le proprie tracce senza lasciare segni evidenti.
Le indagini, complesse e riservate, hanno portato all’arresto dei due soggetti, ritenuti parte del gruppo criminale autore della rapina. Le forze dell’ordine hanno ricostruito con precisione i movimenti dei rapinatori, individuandoli anche grazie a immagini di videosorveglianza, tracciamenti telefonici e testimonianze.
L’eco del colpo ha suscitato forte preoccupazione non solo a Grumo Nevano, ma anche a livello regionale, per le modalità e il livello di preparazione dimostrato dal commando. La condanna odierna segna un primo punto fermo nella vicenda giudiziaria, ma resta ancora aperto il mistero sugli altri eventuali complici e sul recupero del bottino, che – almeno per ora – resta in gran parte introvabile.