Non ce l’hanno fatta i referendum del 2025. I cinque quesiti — quattro sul lavoro, uno sulla cittadinanza — sono stati invalidati per mancato quorum: l’affluenza si è fermata intorno al 30%, ben lontana dalla soglia del 50% più uno necessaria perché il voto fosse valido.
Un dato, questo, che non sorprende. Già nelle settimane precedenti al voto, i sondaggi e l’interesse mediatico lasciavano intuire una partecipazione tiepida. E così è stato: alle urne si è recato poco meno di un elettore su tre.
Di cosa si votava?
I temi erano tutt’altro che marginali. Il referendum sulla cittadinanza proponeva di accorciare da 10 a 5 anni il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza italiana. Un tema sentito soprattutto tra le nuove generazioni di origine straniera e le famiglie multiculturali.
Gli altri quattro quesiti, di matrice sindacale e promossi anche dalla CGIL, puntavano a modificare aspetti centrali della normativa sul lavoro: licenziamenti, contratti a termine, indennità e responsabilità negli appalti. Temi complessi, spesso tecnici, che però toccano la vita concreta di milioni di lavoratori.
Perché il quorum è mancato?
Molti osservatori parlano di una campagna referendaria poco visibile. Al di là degli sforzi dei promotori, il dibattito pubblico è rimasto in sordina. Poche trasmissioni, pochi confronti, e soprattutto una forte polarizzazione politica: gran parte della maggioranza ha scelto la linea dell’astensione, lasciando campo libero all’indifferenza o alla confusione degli elettori.
Il risultato è che, anche se in molti casi il Sì era nettamente prevalente tra i votanti, il voto non avrà conseguenze: le leggi esistenti rimangono in vigore.
E ora?
Come spesso accade dopo un referendum non riuscito, si riapre la discussione sul significato del quorum. Ha ancora senso chiedere la partecipazione di metà degli elettori in un’epoca in cui l’affluenza alle urne cala anche per le elezioni politiche? Oppure è arrivato il momento di ripensare gli strumenti della democrazia diretta, magari puntando su referendum propositivi o deliberativi?
Nel frattempo, resta la fotografia di un’Italia che ha avuto l’occasione di dire la sua su diritti, cittadinanza e lavoro… ma che, per la maggior parte, ha preferito restare a guardare.