A pochi mesi dalla tragica morte di Santo Romano, il giovane ucciso a San Sebastiano al Vesuvio da un coetaneo durante una lite scoppiata per un paio di scarpe sporcate, la famiglia della vittima si trova a dover affrontare una nuova, inquietante prova: gravi minacce di morte comparse sui social network.
«I vostri nomi sono sulle pallottole della mia pistola», recita uno dei messaggi più inquietanti diffusi su TikTok, dove – secondo le prime indagini – i post sarebbero riconducibili ad account legati al minore condannato per l’omicidio o a suoi sostenitori. La famiglia di Santo, già provata da un dolore incancellabile, ha sporto denuncia all’autorità giudiziaria.
A farsi portavoce della crescente preoccupazione è l’avvocato Marco De Scisciolo, legale della famiglia Romano, che ha rivelato dettagli sconcertanti. «Su nostra denuncia, il minore condannato è stato trovato in possesso di due telefoni cellulari durante la detenzione in due diversi istituti penali per minorenni. In un’occasione è stato addirittura rinvenuto un coltello rudimentale».
Il legale spiega che, poco dopo questi accertamenti, sono comparsi sui social — in particolare su TikTok — messaggi intimidatori diretti alla famiglia della vittima. «Post che sembrano collegati alle denunce da noi presentate – afferma De Scisciolo – contenenti gravi minacce di morte. Si tratta di fatti estremamente gravi che non possiamo ignorare».
Secondo quanto ricostruito, i profili da cui provengono le minacce farebbero riferimento, con sigle o iniziali, al giovane condannato o al suo entourage. Non è la prima volta che casi di cronaca nera degenerano in campagne d’odio online, ma la violenza verbale emersa in questo caso sta suscitando particolare allarme.
I familiari di Santo Romano, ancora nel pieno di un processo di elaborazione del lutto, vivono ora nella paura. Le nuove denunce sono state presentate nei giorni scorsi, e la procura ha già aperto un fascicolo per minacce aggravate. Non si esclude che la vicenda possa avere sviluppi giudiziari anche sul fronte della sicurezza nelle strutture penali minorili, dove il controllo sull’uso illecito di dispositivi mobili appare ancora carente.
Santo Romano, appena 18enne, è stato ucciso nel novembre 2023 a coltellate in una lite assurda per motivi futili. Il suo assassino, un minorenne, è stato condannato, ma la vicenda ha lasciato un segno profondo nella comunità e ora, con queste minacce, si riapre un nuovo fronte di dolore.
«Non si può permettere che la violenza continui a colpire anche dopo un processo – commenta De Scisciolo –. Chi ha perso un figlio ha diritto almeno alla dignità e alla sicurezza. Ci auguriamo un rapido intervento delle autorità per porre fine a questo incubo».
Le forze dell’ordine e la magistratura sono ora chiamate ad agire con fermezza per tutelare una famiglia già spezzata, e per inviare un segnale chiaro: l’intimidazione, anche virtuale, non resterà impunita.