Simona è di nuovo senza fisioterapia. Ha 53 anni e dal 1990 è costretta su una sedia a rotelle perché vittima di un incidente stradale.aGià in passato ha denunciato marzo 2025, che il centro in cui veniva seguita aveva interrotto le terapie per metterla in lista d’attesa. L’Asl Napoli 1 le garantì tre sedute a settimana. Anche se la sua prescrizione ne indica cinque, “era meglio di niente”.
Ma la ripresa è durata solo tre mesi, quando Simona Parisi ha dovuto compilare la richiesta per il nuovo ciclo la storia si è ripetuta ed è tornata nel limbo delle liste d’attesa. “È da settembre che non faccio terapia, racconta, e le mie condizioni stanno peggiorando. Collo e schiena sono bloccati, le gambe tremano sempre più, ho difficoltà respiratorie. Ma la cosa peggiore è che sto andando in depressione. Non ho più la forza di lottare”.
Simona ha richiesto l’accesso all’Adi, l’Assistenza domiciliare integrata. Dopo aver presentato tutta la documentazione medica, ha sollecitato più volte. L’Asl dice che hanno sollecitato le cooperative ma che non ci sono gli specialisti.
L’Adi, oltre alla fisioterapia, dovrebbe fornire anche altri tipi di supporto: Come l’ntervento di un infermiere per lo svuotamento della vescica e l’aiuto di un operatore sociosanitario nelle ore che oggi sono scoperte: pomeriggio, notte e weekend”. La donna è seguita dall’associazione Abaco che negli ultimi tempi l’ha aiutata, a furia di diffide, a superare gli ostacoli delle liste d’attesa per le visite specialistiche.
Intanto Simona attende.








