La tragedia avvenuta a Ercolano, in cui hanno perso la vita Sara e Aurora Esposito, gemelle di 24 anni, e il diciottenne Samuel Tafciu, ha scoperchiato una realtà di sfruttamento legata a lavori clandestini e pericolosi. Le giovani donne e il ragazzo lavoravano in una fabbrica illegale di fuochi d’artificio, apparentemente inconsapevoli dei rischi e delle irregolarità legate alla loro occupazione.
Secondo le ricostruzioni, Pasquale Punzo, sottoposto a fermo, sfruttava le difficoltà economiche delle vittime, usando Sara e Aurora come prestanome per società intestate a loro nome, pratica che si intrecciava con attività criminali più ampie. La fabbrica illegale era gestita in un immobile formalmente intestato a una minorenne, una strategia spesso usata per eludere responsabilità legali. Le gemelle lavoravano lì da mesi per soli 25 euro al giorno, mentre Samuel era al suo primo giorno di lavoro quando l’esplosione lo ha ucciso. Quest’ultima è stata causata dall’errato maneggio di polveri piriche, stoccate in quantità elevata e senza alcuna sicurezza.
Il sindaco di Ercolano e le autorità locali hanno definito l’accaduto una tragedia che evidenzia lo sfruttamento disumano del lavoro clandestino. Nonostante alcuni tentativi di controllo da parte delle autorità, la fabbrica operava senza autorizzazioni e in condizioni pericolose, rappresentando una “fabbrica fantasma” della criminalità
L’inchiesta della Procura di Napoli, in corso, sta indagando non solo sull’omicidio colposo e disastro colposo, ma anche su eventuali reati più gravi legati al dolo. L’obiettivo è chiarire le responsabilità dirette e il coinvolgimento di eventuali complici in questo sistema di sfruttamento