È stato assolto dalla Corte di Assise di Appello di Torino Alex Cotoia, ventiduenne processato con l’accusa di aver ucciso il padre a coltellate nel 2020. All’epoca dei fatti, Cotoia portava il cognome Pompa, poi cambiato in quello materno. La drammatica vicenda, avvenuta durante un violento litigio in famiglia, si era conclusa con la morte del padre e aveva sollevato un acceso dibattito sul tema della legittima difesa.
La decisione della Corte
Il processo d’appello si è svolto in seguito alla decisione della Corte di Cassazione, che aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di condanna a sei anni e due mesi. La nuova pronuncia ha stabilito che Alex Cotoia aveva agito per difendere la madre, minacciata e aggredita dal marito durante l’ennesima lite domestica.
La Corte ha riconosciuto che l’azione del giovane, pur avendo portato a un tragico epilogo, era motivata dalla necessità di proteggere la madre da un pericolo imminente e grave. Un caso emblematico, che ha posto nuovamente l’attenzione sui confini della legittima difesa in ambito familiare.
Il dramma familiare e la nuova vita di Alex
Il tragico episodio risale alla notte del 30 aprile 2020, quando Alex, allora diciottenne, intervenne durante una lite particolarmente violenta tra i genitori nella loro abitazione a Collegno, nel Torinese. Il padre, descritto in sede processuale come un uomo violento e ossessivo, aveva minacciato la madre con gesti e parole che il giovane ritenne insostenibili, inducendolo ad agire per salvarla.
Dopo la tragedia, Alex ha intrapreso un percorso di ricostruzione personale, cambiando cognome e cercando di lasciarsi alle spalle gli eventi che hanno segnato la sua vita. La sua assoluzione rappresenta una svolta non solo legale, ma anche simbolica, nella ricerca di giustizia per sé e per la sua famiglia.
Le reazioni alla sentenza
L’assoluzione ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, i difensori di Alex hanno accolto con soddisfazione la decisione, definendola “un riconoscimento del coraggio di un ragazzo che ha agito per proteggere chi amava”. Dall’altro, non sono mancate critiche e riflessioni sul contesto sociale e culturale che ha fatto da sfondo a questa vicenda, evidenziando la necessità di prevenire situazioni di violenza domestica prima che sfocino in tragedie.
Alex Cotoia, visibilmente commosso dopo la sentenza, ha ringraziato il suo team legale e chi gli è stato vicino in questi anni. “Non ho mai voluto fare del male a nessuno”, ha dichiarato, “ho solo cercato di salvare mia madre”.
La vicenda, oltre al suo epilogo giudiziario, resta un caso emblematico delle difficoltà che le vittime di violenza domestica e i loro familiari affrontano ogni giorno.