TEL AVIV / TEHERAN – La tensione in Medio Oriente raggiunge un nuovo picco. Dopo l’operazione israeliana “Rising Lion”, che avrebbe colpito infrastrutture legate al programma nucleare iraniano, è arrivata la risposta di Teheran: un attacco missilistico denominato “True Promise 3”, con almeno sette siti colpiti in territorio israeliano e 35 persone ferite, secondo le prime fonti ufficiali.
L’Iran ha rivendicato l’azione, parlando di due jet israeliani abbattuti e della cattura di una pilota, ma il portavoce dell’esercito israeliano (IDF) ha smentito categoricamente, definendo le affermazioni “propaganda priva di fondamento”.
L’attacco è stato massiccio, con una pioggia di missili balistici e droni partiti da più fronti. Le sirene di allarme hanno suonato per ore nel nord e nel centro di Israele, mentre l’Iron Dome è entrato in funzione per intercettare le minacce in arrivo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito con fermezza:
“Rivolgo un appello al popolo iraniano: opponetevi al regime che vi trascina in guerra. Israele sa come difendersi e lo farà con determinazione.”
Intanto, fonti vicine al governo iraniano definiscono l’operazione “una risposta legittima e calibrata all’aggressione israeliana”, ma non escludono ulteriori azioni se dovessero verificarsi nuovi attacchi.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione: ONU, USA e UE stanno monitorando la situazione, temendo una pericolosa escalation che potrebbe coinvolgere altri attori regionali.