“Devo ammettere sia a voi sia a me stesso, le responsabilità che ho sull’accaduto”.
Ha di fatto confessato così, con dichiarazioni spontanee rese in tribunale a Reggio Emilia, Marco Eletti, 33 anni, unico imputato nel processo per l’omicidio del padre Paolo Eletti, 58 anni, ammazzato a San Martino in Rio, nel Reggiano, il 24 aprile 2021.
“In tutto questo tempo mi sono state vicine molte persone, familiari e avvocati, che mi hanno aiutato a riflettere sul fatto.
E grazie a queste riflessioni, posso dire a voi e a me stesso, che devo ammettere sia a voi sia a me stesso, le responsabilità che ho sull’accaduto.
Un peso con il quale non è facile confrontarsi, un peso che ti opprime e che ti spinge in un baratro”, ha detto davanti alla Corte presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Matteo Gambarati e la giuria popolare.
Un’ammissione che potrebbe accorciare il processo che ha visto ammettere 140 testimoni, 80 della difesa e 40 della Procura.
Il giovane è accusato di aver ammazzato il padre a martellate e del tentato omicidio della madre Sabrina Guidetti che si è salvata dopo essere stata trovata narcotizzata e coi polsi tagliati a fianco del cadavere del marito.
La donna però ha perdonato il figlio e poco prima della prima udienza, lo scorso 18 novembre, lo aveva abbracciato. Tre le aggravanti contestate dalla pm Piera Cristina Giannusa: premeditazione, futili motivi e mediante l’utilizzo di sostanze venefiche e mezzi insidiosi.
Una quarta, quella dei rapporti parentali con la vittima, era caduta in udienza preliminare dopo che il Dna ha rivelato che Paolo non fosse il padre biologico di Marco. Secondo l’accusa il movente è da ricondurre alla scoperta di una doppia vita legata a un’altra identità di genere del padre.
Ma anche a questioni inerenti alla casa di famiglia che i genitori non volevano lasciare, ma che il figlio avrebbe voluto ereditare sin da subito
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