Inquietante episodio, questa mattina, nell’ospedale di Milano dove un detenuto del carcere che era ricoverato al San Paolo è fuggito ed un poliziotto, nel tentativo di catturarlo, è caduto battendo forte la testa ed è ora in coma. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Ricostruisce i fatti Alfonso Greco, segretario SAPPE per la Lombardia: “Il detenuto N.M., un maghrebino è stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano da San Vittore con rito immediato a seguito di una colluttazione. Il detenuto era stato appoggiato al secondo piano e all’alba di questa mattina è riuscito a calarsi giù dalla finestra.
Uno degli agenti addetti alla scorta è corso all’inseguimento ma è precipitato rovinosamente sul suolo ed ora è in gravi condizioni. Subito è stato dato l’allarme ma il detenuto è riuscito ad evadere…”. “Non possiamo andare avanti così, ove oltre al danno subiamo anche la beffa”, aggiunge Greco, che ricorda che anche ieri un altro detenuto portato in ospedale a Busto Arsizio per una visita programmata ha tentato la fuga ma è stato bloccato in tempo dagli Agenti scorta. “Ora è prioritario catturare l’evaso e che le condizioni del collega, al quale ci stringiamo con affetto così come siamo vicini ai familiari, migliorino e quindi si possa avviare ad una guarigione completa. Ma il SAPPE auspica quanto prima una celere soluzione a questi eventi critici che coinvolgono i detenuti, oramai divenuti meramente statistica”.
“Non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la Polizia Penitenziaria”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Le quotidiane grida d’allarme del SAPPE continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali: solo proclami e belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate! È scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all’interno dei penitenziari mirato alla risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita”. E torna a denunciare il quotidiano e sistematico ricorso alle visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla Polizia Penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti.
“Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto a Milano testimonia una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari, l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza che, anche in carcere, continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”, prosegue Capece. “E’ fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiane, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”, conclude il leader nazionale del SAPPE che non risparmia critiche al Capo del DAP Giovanni Russo:
“a lui, da mesi, stiamo chiedendo – senza avere alcun riscontro! – di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza!”.